Territorio

Documentario: il parco delle Madonie

QUADRO NEWS.pngIl Parco delle Madonie è un Parco naturale regionale previsto nel 1981 (dalla Legge regionale siciliana n.98) e istituito il 9 novembre del 1989; comprende quindici comuni della provincia di Palermo in Sicilia (Caltavuturo, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato e Sclafani Bagni).

Comprende il massiccio montuoso delle Madonie, situato sulla costa settentrionale siciliana, tra il corso dei fiumi Imera e Pollina.

Il parco ospita oltre la metà delle specie vegetali siciliane, e in particolare gran parte di quelle presenti solo in Sicilia (come l’Abies nebrodensis in via di estinzione, nel Vallone Madonna degli Angeli).

Per la fauna sono presenti oltre la metà delle specie di uccelli, tutte le specie di mammiferi e più della metà delle specie di invertebrati siciliane.

Notevoli sono anche le peculiarità geologiche. La geologia delle Madonie è al centro di studi e ricerche avviatisi fin dagli anni sessanta. Proprio per l’interesse geologico del complesso montuoso madonita dal 2003 il Parco delle Madonie è entrato a far parte del network European Geopark a cui aderiscono più di venti parchi geologici e non, europei.

Storia della Tonnara Bordonaro, Vergine Maria

QUADRO NEWS.pngLa “Tonnara di Vergine Maria”, meglio conosciuta come Tonnara Bordonaro, è un complesso di impianto tardo quattrocentesco. Ampiamente trasformato nel corso dei secoli, ha oggi una connotazione settecentesca, pur mantenendo la torre di impianto precedente.

Il complesso ha perso la sua funzione originaria negli anni ’50, così come, gradualmente, le altre intorno a Palermo. A parte un breve periodo, durante le riprese del film “Il Gattopardo”, nel quale fu parzialmente abitato dal regista Luchino Visconti e da alcuni degli attori, la tonnara è stata abbandonata per oltre quaranta anni.

La storia della Tonnara di Vergine Maria e dell’omonima borgata segue una modalità di sviluppo propria dei centri marittimi nati in relazione all’attività della pesca e lavorazione del tonno. E’ quindi molto probabile che, come in tanti altri casi meglio documentati, la sua data di fondazione sia molto antica. Pur non conoscendo documenti in merito, è facile supporre che la fondazione della tonnara sia di pochi anni successiva a quella dell’Arenella di cui, in un documento del 1320, si riconosce in certo Giovanni Calvello un proprietario dell’epoca.

Il D’Amico, grande studioso di tonnare e pesca del tonno dell’800, indica quale documento più antico una Real concessione, emessa per conto del re Alfonso negli anni 1455-1456 e registrata alla Real Cancelleria al foglio 48. Nel documento si assegna l’uso delle tre tonnare di Mondello, Vergine Maria e Arenella a Federico di Bonomia. Le tre tonnare furono concesse ad uno stesso padrone per ovviare al problema che la loro disposizione lungo la costa non rispettava la distanza minima, prevista in tre miglia, tra diverse tonnare e che già in passato aveva causato interminabili diatribe giuridiche tra i differenti proprietari.

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La presenza della torre fa sì che il sito entri a far parte del circuito difensivo delle coste siciliane, e per tal motivo alla fine del 1500 essa diventa oggetto di studi.

Lo Spanocchi già nel 1578, in seguito a numerose indagini, ne denunzierà le avanzate condizioni di degrado prescrivendo per essa i necessari lavori di restauro.

Cinque anni più tardi, nel 1583, Camillo Camilliani, nella sua ricognizione delle coste siciliane, non mancherà di descriverne le fattezze e la collocazione. Nella relazione da lui redatta si legge: “…seguendo per spazio di un miglio le rocche difficoltose a camminarvi, conducono a uno scaro artificialmente fatto, là dove più avanti esce una punta talmente acconcia, che diede occasione a fabbricarvi una torre, con suo baglio, siccome oggi si esercita, ed è la Tonnara di Nostra Signora del Ruotolo”.

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Tale nome nasceva da un racconto tramandato dalla tradizione orale secondo cui un quadro della Vergine trovato in mare fu posto in una piccola grotta della costa, nelle vicinanze della rocca dei Rotoli. Nello stesso periodo la tonnara viene citata nell’opera di Alfonso Crivella “Trattato di Sicilia” del 1593, in cui viene pubblicato l’elenco delle tonnare rimaste in possesso della corte regia e, tra le altre, la tonnara risulta affittata al proprietario dell’epoca per una somma pari a 1400 scudi.

Successivamente il Marchese di Villabianca descrive la tonnara nel suo “Le tonnare di Sicilia” del 1754 in cui si legge “tonnara a torre messa del mare della Vergine Maria così dalla cala dove si da a pescare che colla detta voce di Vergine Maria si appella (…). La possiede oggi la famiglia degli Oneto dè duchi di Sperlinga ripartita restando né (…) rami principe e cadetto di detta casa. Fazio di Genova ne fu il primo acquistatore dalle mani della corte”.

Di grande importanza storica risulta la cartografia allegata all’opera “The Hydrography of Sicily, Malta and the adiacent Islands”, scritta dal capitano W. H. Smith, in cui grande attenzione viene dedicata a tutto ciò che definisce il disegno delle coste, com’è uso nella redazione delle carte nautiche. In tale pubblicazione si riconosce facilmente la fabbrica della tonnara, riconoscibile dalla presenza di corpi molto grandi. Si evidenzia inoltre la conformazione della borgata caratterizzata da piccole costruzioni che si distribuiscono lungo i fianchi del marfaraggio sull’odierna via Bordonaro, probabilmente i vari piccoli edifici impiegati in attività affini all’attività della tonnara. Da una più attenta osservazione della cartografia si nota che la fabbrica sembrava essere costituita soltanto da due corpi di fabbrica rispetto agli attuali tre. Si riconosce infatti il marfaraggio, che segue l’andamento della strada, e il corpo d’ingresso, mentre non si riscontra la presenza del corpo residenziale e della cappella esterna che furono edificati dai Chiaramonte non appena ne divennero i proprietari. Si notano inoltre, sull’angolo nord-ovest, sia la presenza di una costruzione che probabilmente era una parte del piano terra dell’odierna fabbrica, sia la presenza di una vecchia cappella, entrambe collocate in quella zona che allora risultava la più protetta della scogliera.

Anche l’andamento della costa risulta sostanzialmente differente dallo stato attuale. Questa si presentava con un andamento molto irregolare caratterizzato dalla presenza di ammassi rocciosi. L’attuale spiaggia si formerà solo intorno al 1950 quando la zona divenne discarica di materiali edili che si accumularono a tal punto da formare anche l’attuale rocca posta sul margine nord, interrompendo il contatto visivo che la torre aveva con la torre del Rotolo.

Orazio Cancila, nel suo “Storia dell’industria in Sicilia”, descrivendo e confrontando i piccoli e grandi centri diretti da imprenditori illuminati, riferisce di come piccole realtà come quella della tonnara di Vergine Maria siano ancora caratterizzate da schemi d’uso con organizzazione feudale, in cui i proprietari preferiscono facili ed immediati guadagni, prevalentemente derivati dall’affitto della loro proprietà, rispetto ad investimenti a lungo termine puntati sulla produttività. Si comincia a determinare per la tonnara in questione, ma tale discorso potrebbe aver riscontro per le tonnare in genere, un lento ma inesorabile processo di trascuratezza che all’inizio del 1900 degenerò in abbandono da parte della famiglia Bordonaro. La tonnara venne utilizzata come scuola dai giovani della borgata per poi divenire, nel periodo prebellico, una postazione difensiva. Sulla copertura della torre fu costruita nel 1935 una piattaforma in cemento su cui venne posizionato un cannone e nella parte del basamento apparvero numerose feritoie.

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Nell’immediato dopoguerra la tonnara fu acquistata dalla famiglia Caputo La Vecchia, che preservò l’aspetto e l’organizzazione storica della fabbrica con piccoli interventi di manutenzione straordinaria.

Qualche anno più tardi il regista Luchino Visconti, in occasione della riprese del film “Il Gattopardo”, prese in affitto la tonnara facendo apportare alcuni ritocchi alla facciata e piccoli lavori agli interni.

Gli ultimi trenta anni furono per la tonnara un periodo di completo abbandono ed eventi disastrosi. Nel 1986, in seguito ad una violenta mareggiata, crollò parte della volta del marfaraggio nel cui interno sono ancora visibili delle grosse barche usate per le mattanze. Successivamente, in data e circostanze poco note, crollarono una scala esterna, costituita da due rampe e posta sul lato nord-ovest, e successivamente crollò pure parte del corpo residenziale.

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Ultimamente parte del corpo residenziale fu occupato da privati, mentre il corpo dell’ingresso principale accoglie l’abitazione del custode.

Recentemente la tonnara è stata restaurata, e all’inizio dell’estate del 2006 è diventata luogo di ritrovo serale, con il nome di “Kursaal Tonnara – Vergine Maria” grazie alla presenza di un ristorante, di un bar e di una zona dove è possibile consumare un drink ascoltando musica.

La Tonnara Bordonaro oggi:

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Tonnara Bordonaro

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Palermo, Tonnara Bordonaro

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Tonnara Bordonaro

Tonnara Bordonaro

Tonnara Bordonaro

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Sicilia, a Palermo confronto sull’ Energy day

f394353eaa552ba73b846d568d8f0226.JPGPromuovere l’iniziativa dell’Unione Europea ”Patto dei sindaci” presso tutti i Comuni siciliani e stimolare l’interesse degli operatori locali nella green economy.

Questo l’obiettivo del convegno ”Energy day”, che si terra’ oggi, 20 aprile, alle ore 9,30 all’Albergo delle Povere a Palermo. Ad organizzarlo, l’assessorato all’Energia della Regione siciliana.

Nel corso del convegno saranno illustrate le azioni di sostegno della Regione siciliana agli enti locali che ancora non hanno aderito al Patto dei sindaci e sara’ fatta una panoramica sulla politica energetica, sulle opportunita’ offerte dall’attuale ciclo di programmazione dei fondi comunitari (Po Fesr 2007-2013) e sulla funzione delle strutture di assistenza tecnica dell’amministrazione regionale, a supporto dei Comuni nei processi di convergenza verso gli obiettivi di Europa ”20-20-20”.

Saranno presenti il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, l’assessore regionale all’Energia, Giosue’ Marino, il dirigente generale del dipartimento Energia, Gianluca Galati, il presidente dell’Anci SIcilia, Giacomo Scala, il presidente di Sviluppo Italia Sicilia, Umberto Vattani, il presidente della Provincia regionale di Palermo, Giovanni Avanti. Sono stati invitati a partecipare tutti gli enti locali, Province e Comuni della Sicilia, le associazioni datoriali, imprenditoriali e ambientaliste. (ASCA)

Il litorale palermitano: Cinisi

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, cinisi, provincia di palermo, litorale palermoCìnisi è un comune italiano di 11.719 abitanti della provincia di Palermo in Sicilia.

Storia

La storia di Cinisi affonda le sue radici nel lontano 1382 quando un certo giudice Fazio ne diede in concessione ai monaci benedettini di San Martino delle Scale il territorio.

 

Grazie al paziente ed attento lavoro dei monaci il paese iniziò il suo sviluppo, trasformandosi da piccolo feudo in un agglomerato sempre più popolato. La Corte benedettina, insieme alle torri di avvistamento, che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, costruite su indicazione dell’architetto fiorentino Camillo Camilliani (artefice anche della Fontana Pretoria a Palermo), Torre Pozzillo, Torre Mulinazzo e la Torre della Tonnara dell’Ursa sono le costruzioni più antiche e ricche di storia. Quasi sulla cima di Montagna Longa l’archeologo Mannino ha rinvenuto rovine di posti di vedetta di probabile origine cartaginese. Monetazione romana è stata rinvenuta in contrada “cipuddazzu”, mentre residui resti di “opus reticolatum” si trovano presso Torre Mulinazzo, probabilmente resti di vasche per la preparazione del garum.

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“Cinisi” deriva dall’arabo Cins, da cui Kinisia che significa “territorio appartenente alla Chiesa”. Importanti anche la Chiesa del Sacramento del XVIII secolo, il Santuario della Madonna del Furi, la Chiesa delle Anime Sante, la Chiesa ed il Convento Santo Canale, tutte e due risalenti al secolo XIX.
 
Di notevole bellezza naturale, risalendo il Vallone del Furi, sono la fontana dell'”Accitella” e la località di Piano Margi, a 600mt circa sul livello del mare con il prossimo lussureggiante Bosco di Santo Canale, sovrastato dal Pizzo Montanello elevato m.964 s.l.m.
 
La costa è quasi tutta ricadente all’interno del Demanio Aeronautico, e quindi ne è interdetto l’accesso. L’unica spiaggia di sabbia con attrezzature balneari, Magaggiari, è immediatamente prossima al confine con il comune di Terrasini.
 
La particolarità del territorio di Cinisi, risiede infatti, nella presenza, all’interno di un’area relativamente ridotta, sia di paesaggi marittimi sia di paesaggi montani. L’economia del paese oggi si basa sul terziario. In passato il traino era costituito dal settore agricolo, grazie agli ortaggi e alla produzione casearia, basata sulla trasformazione del latte della famosa vacca cinisara (nera e dalle lunghe corna). Il mancato sostegno a tale attività, la rigida normativa sulla zootecnia e sulla produzione dei latticini, nonché lo spostamento di unità lavorative verso altri settori economici più redditizi hanno relegato l’allevamento bovino a una dimensione familiare, sicché la ricotta vaccina e il caciocavallo locale purtroppo non sono facilmente reperibili in commercio.
 
Nel suo territorio sorge l’aeroporto internazionale di Palermo Falcone e Borsellino.
 
Cinisi fu la fonte d’ispirazione del poeta siciliano Giovanni Meli, che abitando a Cinisi in qualità di medico condotto, contemplando l’incantevole scenario naturale che il paese lui offriva seppe trarne materia per molte delle sue più celebri opere. Cinisi è anche nota grazie a Peppino Impastato, che ha lottato contro la mafia locale e contro la costruzione della terza pista del vicino aeroporto presso la frazione di Punta Raisi.

Territorio

La costituzione storica del territorio comunale di Cinisi in parte è stata originata per aggregazione di spazi territoriali facenti parte di altri comuni. Come nel caso di Carini rispetto a Montagna Longa che è divisa per metà tra Cinisi e Carini e quindi fa da confine geografico, ma la percezione comune sembra essersi fermata al 1600, e spesso viene considerata facente parte di Carini. Al contrario il feudo Donnasture, che fu il motivo materiale all’origine de l’amaro caso della baronessa di Carini, si trova in territorio di Cinisi.
 
All’inverso il territorio comunale di Terrasini si è costituito per enucleazione rispetto a quello di Cinisi, per cui estesi lembi dei due territori presentano urbanizzazioni di “contatto”, è il caso del cimitero di Cinisi, che, apparentemente sembra essere a Terrasini in quanto solo qualche centinaio di metri lo separano dai primi insediamenti di quel comune.

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La percezione dell’entità del Territorio Comunale di Cinisi da parte degli abitanti di altri comuni, in genere, risente perciò di un certo diffuso senso di carenza identitaria, forse a causa delle scarso dinamismo delle politiche territoriali, soprattutto quelle turistiche, da parte delle amministrazioni municipali di Cinisi che si sono susseguite nel tempo.
 
Nell’ “immaginario turistico” la spiaggia Magaggiari sita per intero nel territorio di Cinisi, spesso è attribuita al territorio comunale di Terrasini. Il porto turistico di Terrasini che sulle carte nautiche è rappresentato in Terrasini, per metà si estende nel territorio di Cinisi. Sul versante opposto, appena superato l’aeroporto Falcone Borsellino, si trova un altro piccolo porto situato in contrada Pozzillo, ma i turisti considerano questo lembo di territorio, con l’annesso porto, come appartenente a Carini.

Il carnevale

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Il Carnevale di Cinisi, piccolo comune in provincia di Palermo attira ogni anno da tutta la Sicilia, migliaia di visitatori desiderosi di vedere carri allegorici, maschere, macchiette e costumi di ogni tipo. Il Carnevale è una tradizione storica che a Cinisi porta un forte spirito di aggregazione tra i ragazzi del paese. Il loro impegno viene ogni hanno premiato con l´ampia affluenza di persone incuriosite nel vedere tanta allegria e tanta voglia di divertimento.

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Il litorale palermitano: Terrasini

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, terrasiniTerrasini è un comune italiano di 11.341 abitanti della provincia di Palermo in Sicilia.
Situato a 30 km da Palermo in direzione Trapani, accanto all’aeroporto Falcone-Borsellino, si affaccia sul Golfo di Castellammare.
Le principali attività lavorative sono il turismo e la pesca.

Geografia

La costa di Terrasini, che si estende dalla spiaggia della Ciucca, fino ad un’altra spiaggia, quella di San Cataldo, è di tipo misto, alternando calette pietrose a alti e scoscesi dirupi sul mare.
 
Nei pressi di Terrasini è situata la Riserva naturale orientata Capo Rama, istituita dalla Regione Siciliana nel giugno 2000 e affidata in gestione al WWF Italia. L’area del promontorio era stata già individuata nel 1968, dal Comune di Terrasini, come “biotopo di inestimabile valore”. Il promontorio di Capo Rama è stato inserito nell’esclusivo elenco dei “Geositi” italiani. I “geositi” sono località di rilevante interesse geologico di alto valore naturalistico ed importanti testimoni della storia della Terra. Essi rendono “peculiari” i luoghi e le aree territoriali in cui sono inseriti per i loro specifici fattori fisici, morfologici, climatici e strutturali. Dal punto di vista faunistico, l’area di Capo Rama ospita la fauna tipica delle coste rocciose.

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La Riserva si trova lungo le rotte migratorie e durante i periodici spostamenti alcune specie sostano indisturbate sulla scogliera: in primavera prima di raggiungere le aree di nidificazione e in autunno quando tornano nelle zone di svernamento. Si possono avvistare molte specie di rettili, la presenza di gabbiani reali (Larus michaellis), rondoni maggiori (Apus apus), cappellacce (Galerida cristata) e anche di gheppi (Falco tinnunculus).
 
Le grotte ospitano alcune colonie di pipistrelli, ma sono presenti anche volpi (Vulpes vulpes) e conigli (Oryctolagus cuniculus).
 
Per quanto riguarda la flora vi è una vegetazione arbustiva e discontinua, con un’area di scogliera e un’area di pianoro in cui prosperano le palme nane, elemento distintivo della riserva e dell’areale botanico siciliano.

Storia

Il toponimo Terrasini, secondo lo storico Gioacchino Di Marzo, deriva da Capo Rama, che con l’opposto Capo San Vito dà origine al Golfo di Castellammare, l’antico “sinus aegestanus”. Il territorio iniziò quindi ad essere chiamato terra sinus, terra del golfo. Un’altra interpretazione, forse più appropriata, fa derivare Terrasini da terra sinorum, “terra delle insenature”, per la costa sinuosa e frastagliata, ricca di approdi, di grotte naturali, che inizia dal lido della Ciucca, nel golfo di Terrasini, si alza a trenta e più metri dal livello del mare e termina con un lido sabbioso: la spiaggia di San Cataldo.

Monumenti e luoghi d’interesse

Il centro della cittadina è la Piazza Duomo, ampio spazio urbanistico rettangolare, con sullo sfondo il maestoso duomo dedicato a Maria Santissima delle Grazie, patrona dei terrasinesi.
Di fianco al Duomo vi è un piccolo polmone verde, la villa San Giuseppe, che ospita sovente una mostra mercato dell’artigianato terrasinese.

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Il palazzo Cataldi, sede della Biblioteca Comunale “Claudio Catalfio”, in via Benedetto Saputo, e il settecentesco castello dei principi La Grua Talamanca, oggi palazzo municipale, in piazza Borsellino e Falcone, edificio oggi rimaneggiato. Al centro della piazza, in posizione antistante il palazzo La Grua, si trova il Monumento ai Caduti, dono dei Terrasinesi residenti a Detroit, raffigurante un cippo quadrangolare in marmo che reca incisi i nomi dei terrasinesi caduti nelle due grandi guerre del secolo scorso. Il cippo è sormontato da una figura alata, probabilmente una sorta di Nike, dea della vittoria, con in mano una corona d’alloro.

Il palazzo d’Aumale dal 1984 è sede del museo civico, il museo nacque dall’unione del Museo storico-etnografico del carretto siciliano “S. Ventimiglia” che era stato fondato nel 1973 grazie all’impegno del professore Salvatore Ventimiglia con il Museo civico di storia naturale che era stato aperto nel 1981.
Il museo è composto da tre diverse aree tematiche, quella etnografica, quella naturalistica e quella archeologica. In origine il museo conservava, oltre alla collezione etnogragica di Salvatore Ventimiglia, da collezioni naturalistiche quali la collezione ornitologica Sommariva, la collezione di mammiferi Orlando, entrambe donate al Comune, e dalla raccolta ornitologica di proprietà Orlando.

Nelle verdi periferie, tra macchie di uliveti, limoneti ed aranceti, si trovano alcuni edifici degni di menzione. Prima fra tutti, Villa Fassini, in stile liberty attribuito al grande architetto Ernesto Basile. La villa, appartenuta alla potente famiglia siciliana dei Florio, è stata anche luogo di ritrovo, negli anni ’70, di una nutrita ed importante comunita’ hippy, formata da giovani provenienti da tutta Italia e anche dall’Europa.
Inoltre, in contrada Bagliuso, si trovano il seicentesco castello di Gazzara, appartenuto alla potente baronia locale e la caratteristica senia, strumento impiegato per l’irrigazione agricola sin dal periodo arabo, espressione della locale cultura contadina.

Il manufatto più antico esistente nel territorio comunale di Terrasini è la Torre di Capo Rama che domina l’omonimo promontorio, ricadente in zona A della Riserva Naturale Orientata Capo Rama.
 
La torre venne costruita nel XV secolo per avvistare le imbarcazioni pirata e segnalarne la presenza attraverso i fani e risulta inserita in tutti gli elenchi ufficiali delle torri che costituivano il complesso e articolato sistema di avvistamento costiero Torri costiere della Sicilia .
 
Le antiche e maestose torri d’avvistamento (Torre Alba, Torre di Capo Rama, Torre Toleda o Torre Paternella, Torre di contrada San Cataldo), servivano ad avvertire in tempo la popolazione del villaggio degli attacchi dei temibili pirati o dei ancor più temuti Saraceni. Il sistema di avvistamento, ingegnoso, prevedeva la collocazione di una torre di avvistamento ad ogni promontorio strategico del territorio, mantenendo sempre la comunicazione visiva fra una torre e l’altra, in modo tale che, in caso di emergenza, le segnalazioni luminose da una torre all’altra si trasmettessero molto velocemente in tutto il territorio.
 
La torre di Capo Rama faceva parte delle 11 torri controllate dal Senato della Città di Palermo, di cui rappresentava anche la più occidentale.

Feste

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La festa di Maria Santissima delle Grazie è la festa più sentita, si celebra a settembre, gli elementi particolari sono la processione, nella quale la statua viene portata lungo le vie del paese a conclusione della quale si eseguono i giochi pirotecnici presso il lungomare Impastato. Particolarmente partecipata è anche la festa di San Pietro, durante la quale si può assistere alla processione del simulacro trasportato in barca, alla qual festa fa seguito la “padellata” con degustazione di pesce fresco e vino. A metà Marzo viene celebrata la festa di San Giuseppe caratterizzata dall’allestimento delle famose “Mense”.

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Il litorale palermitano: Isola delle Femmine

QUADRO NEWS.pngIsola delle Femmine (Isula in siciliano) è un comune italiano di 7.296 abitanti della provincia di Palermo in Sicilia.

LA STORIA

Il comune deve il nome all’isolotto che gli sta di fronte chiamato appunto Isola delle femmine. Diverse leggende hanno subito il fascino…

esercitato dalla torre ormai in gran parte diroccata che sovrasta l’isolotto. Quella più conosciuta considera erroneamente la torre come prigione per sole donne. In realtà il nome “isola delle femmine” è frutto di un lungo processo di italianizzazione, infatti l’antico nome dell’isolotto, secondo la tradizione popolare, era “insula fimi”, anch’esso frutto di un processo di omologazione e derivato da “isola di Eufemio”, dal nome del generale Eufemio di Messina.

Sia la torre sulla terraferma, detta Torre di “dentro”, sia quella sull’isolotto, detta Torre di “fuori”, facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia. Quella sulla terraferma è sicuramente la più antica, di forma circolare, e la tipologia del manufatto la fa risalire a quelle coeve di Capo Mongerbino e di Capo Rama, probabilmente costruite nel ‘400 al tempo del re Aragonese Martino il giovane. Quella sull’isolotto è invece di tipologia riconducibile all’architetto fiorentino Camillo Camilliani, molto più noto per essere stato l’artefice della Fontana Pretoria a Palermo.

Attualmente l’isola è una riserva naturale orientata gestita dalla LIPU.

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LEGGENDE

Diverse sono le versioni cui le tradizioni popolari attribuiscono il nome dell’isola. Si narra che il bellissimo isolotto denominato “Isola delle Femmine” fosse stato un tempo una prigione occupata solo ed esclusivamente da donne. Tredici fanciulle turche, essendosi macchiate di gravi colpe, furono dai loro congiunti imbarcate su una nave priva di nocchiero e lasciate alla deriva. Vagarono per giorni e giorni in balìa dei venti e delle onde finché una tempesta scaraventò l’imbarcazione su un isolotto nella baia di Carini. Qui vissero sole per sette lunghi anni fin quando i parenti, pentitisi della loro azione, le ritrovarono dopo molte ricerche. Le famiglie così riunite decisero di non fare più ritorno in patria e di stabilirsi sulla terraferma. Fondarono quindi una cittadina che in ricordo della pace fatta, chiamarono Capaci (da “CCa-paci” ovvero: qui la pace) e battezzarono l’ isolotto sul quale avevano dimorato le donne “Isola delle Femmine”. Una testimonianza di Plinio il Giovane in una lettera indirizzata a Traiano, considera l’isola residenza di fanciulle bellissime che si offrivano in premio al vincitore della battaglia. Altra presunta origine trova nel nome latino “Fimis” la traduzione dell’arabo “fim” che indicherebbe la bocca, il canale che separa l’isola dalla costa. Secondo altri autori il nome dell’isola deriverebbe da “Insula Fimi” in riferimento ad Eufemio di Messina, governatore bizantino della Sicilia.

IL TERRITORIO DELL’ISOLOTTO

L’isolotto di Isola delle Femmine è stato considerato sin dall’antichità e per tradizione un luogo da impiegare a scopo economico e difensivo grazie alla sua posizione e conformazione, che lo rende un sicuro riparo contro i venti di levante per le piccole imbarcazioni. L’isolotto si trova, infatti, a 300 metri dalla costa ed ha una conformazione ovale dovuta all’erosione dei forti venti che spirano nella zona. Dal promontorio dell’isola si possono vedere il monte Pellegrino, il promontorio di Capo Gallo, l’isola di Ustica e i comuni di Carini, Isola delle femmine e Capaci. Dato che il terreno, per la particolare configurazione del suolo, non era adatto alla coltivazione, l’unico mezzo di sostentamento per gli abitanti della zona era la pesca. Non distante infatti in quelle acque vi era stagionalmente il passaggio dei tonni e ben presto i pescatori della vicina Capaci si organizzarono per la pesca del tonno. Risalgono al periodo ellenistico i resti di sette vasche in cocciopesto per la preparazione del garum, una ricercata salsa di pesce, commerciata nel Mediterraneo: la traccia di uno stabilimento per la lavorazione del pesce rende il luogo importante dal punto di vista archeologico. Il ritrovamento nel mare antistante di ceppi di ancore in piombo e resti di anfore puniche e romane accresce il valore del sito. La torre di Fuori, costruita in prossimità del punto più alto dell’isola (35 m sul livello del mare), risale al XVI secolo. Ha pianta quadrata, con spessori murari di oltre due metri che la rendevano una fortezza inserita nel sistema difensivo delle torri costiere contro gli attacchi dei pirati alla terraferma. Sfortunatamente, gli eventi che hanno caratterizzato lo sbarco degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale, l’incuria del tempo ed il disinteresse hanno trasformato la torre in un rudere, il cui muro, quasi intatto, al di sopra della ripida scogliera del versante nord è ancora il volto che l’isola offre al mare.

La riserva, istituita nel 1997 dalla Regione Siciliana e affidata alla LIPU dal 1998, è nata per tutelare il patrimonio floristico locale e favorire la sosta delle specie migratorie.

La flora presente sull’isola è costituita da 144-145 specie diverse alcune delle quali specifiche del luogo. Fra esse si possono ricordare l’asfodelo, l’iris, la salicornia, la speronella, la romulea, il ginestrino delle scogliere e molti altri. La superficie dell’isola presenta piccoli prati, cespugli di macchia mediterranea e prateria steppica nella parte più elevata.

La fauna è costituita da specie stanziali e molte specie di uccelli migratori presenti in diverse epoche dell’anno. Fra i più diffusi si possono ricordare fra i rapaci la poiana ed il falco pellegrino mentre fra i migratori occorre sottolineare la presenza del cormorano, della garzetta, dell’airone cenerino oltre al martin pescatore ed altre specie meno comuni. Il fatto che l’isola non sia abitata costituisce uno dei motivi per cui queste specie vi sostano lungo la loro migrazione fra l’Africa ed il nord Europa. Fra le specie terrestri è ancora presente il coniglio selvatico, una specie di lucertola e numerosi coleotteri.

Sul fondale marino esiste una vasta gamma di fauna favorita dalla purezza delle acque e dalla limpidezza del mare. Fra le specie faunistiche si annovera la murena, l’aragosta e la cernia oltre ad altre specie di pesci di scoglio, cavalluccio marino, la stelle marina e varie tipologie di mulluschi. Si trovano inoltre colonie di gorgonia rossa, corallo rosso e attinia.

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I FONDALI

I fondali, con profondità diverse fra la zona dell’isola fronteggiante la terraferma e quella affacciata sul mare aperto, presentano diversi reperti archeologici di età romana e greca a quelli di periodi più recenti. La limpidezza delle acque consente una visione eccellente ai sub che si immergono per godere delle bellezze naturali dei fondali dell’isola.

CLIMA

Isola delle Femmine ha un clima prettamente mediterraneo, e quindi caldo e secco in estate e con precipitazioni concentrate soprattutto nel semestre invernale. Nei mesi più freddi non sono infrequenti i temporali e le tempeste di vento, ma le temperature non scendono mai sotto lo zero. Il valore più basso registrato dalla storica stazione meteo di Isola delle Femmine è stato di +1,4 °C durante l’ondata di freddo (che portò la neve fin sulle coste) del 31 gennaio 1962. Le stagioni estive, anche se calde, sono costantemente ventilate (grazie anche alle brezze che soffiano frequentemente lungo le coste siciliane) e generalmente non eccessivamente umide, fattori che contribuiscono a rendere piacevole il soggiorno ai numerosi turisti che arrivano in zona. La media termica annuale è di circa 20 °C, il mese più freddo è gennaio ma le medie delle minime non scendono sotto i 10 °C, mentre agosto è il mese più caldo con massime intorno ai 31 °C e minime che si aggirano sui 22 °C. Mediamente cadono circa 650mm; il mese più piovoso è dicembre, quello più asciutto luglio.

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Il litorale palermitano: Sferracavallo

QUADRO NEWS.pngLa borgata che dispone di un piccolo porticciolo turistico, è situato ai piedi del promontorio di Capo Gallo da una parte e di Monte Billiemi dall’altra. Si trova al confine nord di Palermo, nelle vicinanze di Mondello. La zona è rinomata meta per i tanti ristoranti in riva al mare, dove è possibile mangiare pesce fresco.
Oltre al porto principale è presente un secondo punto di approdo, il porticciolo di Barcarello che…

ospita, principalmente, le imbarcazioni da turismo. Il porticciolo si estende dalla riserva di Capo Gallo sino al cimitero dei Pescatori sito a Est della borgata.

QUADRO NEWS.pngLa località, che si trova a nordovest di Palermo tra Capo Gallo ed Isola delle Femmine, era un villaggio di pescatori e nei pressi sorgevano delle torri di guardia, una costruita nel quattrocento, ed un’altra nel cinquecento, che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia. Entrambe sono state distrutte quando si costruì l’autostrada A29. A punta Barcarello sorgeva una Torre-Fortino con il medesimo scopo di guardia contro i pirati ed i corsari turchi. Alla fine del XIX secolo è diventato sede di insediamenti residenziali ed è stato quasi inglobato dall’espansione edilizia del capoluogo siciliano.
 Tra le residenze più antiche si distinguono le ville Arezzo, Maggiore Amari e Palazzotto. Dei primi anni del XX secolo sono, tra le altre, le ville Maniscalco Basile e Donzelli.
 Una buona parte del territorio di Sferracavallo è inserito nella riserva orientata di Capo Gallo; il tratto di mare che bagna la borgata marinara, fa parte della riserva marina di Isola delle Femmine-Capo Gallo.

QUADRO NEWS.pngCaratteristica è la festa dei SS. Cosma e Damiano, patroni della borgata.
La processione dei Santi Cosma e Damiano si svolgeva con grande affluenza di fedeli e con passo “veloce” per portare i simulacri dei santi a tutti gli ammalati che ne avessero fatto richiesta. Molti erano gli ammalati; molte le richieste, ma limitato il tempo. Pertanto era necessario andare velocemente per dare a tutti gli ammalati la possibilità di pregare chiedendo la liberazione dalle malattie. Ogni anno pertanto, nell’ultima domenica di settembre la pesante “vara” con i simulacri dei Ss. Cosma e Damiano viene portata per le vie della Borgata da un folto numero di giovani vestiti di bianco con un fazzoletto rosso legato ai fianchi, uno al collo e a piedi nudi. La devozione è testimoniata dai numerosi ex voto presenti nella Chiesa dei Ss.Cosma e Damiano.

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Il litorale palermitano

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La linea costiera del litorale palermitano è caratterizzata da tre golfi:

Carini
Palermo
Termini Imerese

La costa si snoda per circa 200 km da Balestrate a Finale di Pollina.
Il tratto costiero palermitano permette di tuffarsi in uno scenario ricco di immagini marittime e siti balneari. Aspetti naturalistici davvero interessanti sono i vari colori della zona, a partire dal blu intenso del mare, il verde della vegetazione, i colori più scuri degli scogli e dei promontori.

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Nell’area del golfo di Palermo, il sistema costiero presenta un alto livello di qualità ambientale ed è costruito alla base dei grandi massi calcarei di Monte Gallo e Monte Pellegrino (riserve naturali protette), da cui il primo gettandosi aspramente a mare, interrompe la percorribilità automobilistica della costa. Attorno ad essi si sviluppano le borgate marinare di Sferracavallo, Mondello, Vergine Maria, Arenella e Acquasanta.

Nell’area del Golfo di Castellamare e di Carini a Nord ovest di Palermo, la fascia costiera è caratterizzata da una linea di costa piuttosto bassa e sabbiosa, dopo Balestrate, in prossimità di Terrasini, sono presenti delle formazioni rocciose calcaree che assumono uno splendido colore rossiccio (Calarossa), ricche di insenature e grotte così prosegue fino a Capo Rama (riserva naturale). Poi la costa torna ad essere bassa e sabbiosa con numerose foci di fiume, dello Jato, del Pinto, del Calatubo. La vegetazione dei tratti rocciosi è tipica della ganga, con presenze di oleastro e carrubo. Lungo questo tratto di costa, volgendo lo sguardo verso l’interno, è possibile notare che si passa da un paesaggio aspro (in corrispondenza di Montagna Longa) ad un paesaggio più aperto ed ampio. I comuni coinvolti in questa parte di costa sono:

Balestrate
Capaci
Carini
Cinisi
Isola delle Femmine
Terrasini
Trappeto

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La balneazione e l’accesso al mare è sempre facile grazie alla presenza di spiagge libere ed attrezzate.

Per quanto riguarda la fascia costiera a Nord-est di Palermo si nota come la costa è dominata dal Monte Catalfano (riserva naturale) che con le sue pendici raggiunge il mare, la parte costiera delle montagne presenta un paesaggio aspro, con colture terrazzate e la tipica macchia mediterranea infatti in alcuni punti è possibile riscontrare rari esemplari di Quercus soluntina e trovare fiorite orchidee. Nei pressi di Cefalù, splendida cittadina dal celebre Duomo normanno e nota località balneare, la costa si restringe sabbiosa o ciottolosa, di tanto in tanto si apre in alcune baie, come in particolare all’estremo confine provinciale verso Finale di Pollina. I comuni coinvolti in questa parte di costa sono:

Altavilla Milicia
Casteldaccia
Ficarazzi
Santa Flavia
Termini Imerese
Trabia
Campofelice di Roccella
Cefalù
Lascari

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La balneazione e l’accesso al mare non sono però sempre facili a causa delle alte scogliere. Si distingue in questa parte di costa Porticello (frazione di Santa Flavia) con il suo animato porto peschereccio dove è facile acquistare del buon pesce nel mercato della piazza o sulle banchine, è anche interessante la lavorazione dei maestri d’ascia nei cantieri navali lungo il porto.
Si consiglia una visita alla zona archeologica di Solunto da cui si domina tutta questa parte di costa con uno splendido panorama.

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A largo della costa palermitana, più precisamente a circa 36 miglia, si trova Ustica piccola isola di origine vulcanica che gode la fama di “paradiso” dei subacquei: i suoi fondali costituiscono un prezioso frammento di ecosistema marino mediterraneo scientificamente significativo e completo che costituisce un’area naturale di rifugio, di ripopolamento e diffusione per le specie acquatiche marine. Per tale motivo, nel lontano 1986, nelle sue acque è stata istituita una Riserva naturale marina. L’ambiente marino non è il solo ad essere protagonista in questa splendida isola infatti la sua parte emersa le fa da superbo contraltare, tanto che in parte di essa è stata istituita una Riserva Naturale terrestre.

Nella zona sono presenti ottime strutture ricettive come alberghi e campeggi che offrono una piacevole residenza in un paesaggio denso di suggestione.

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Prossima uscita: Ustica. Prossimamente su PalermoBeach.

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