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Ficarra e Picone ritornano a Striscia la Notizia: “A Mondello iniziata nostra storia”

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«Quando arriviamo a “Striscia” gli autori sono allegri. Siamo come le rondini, se ci vedono capiscono che a Milano l’inverno è finito. Per loro le stagioni dell’anno sono estate, autunno, inverno, Ficarra e Picone». A Mondello (Palermo), invece, l’inverno sembra finito da mesi. C’è gente che fa il bagno e la spiaggia è affollata di ragazzi che «se la buttano», come si dice da queste parti quando si salta la…

scuola. «Quanti ricordi» sospira Ficarra. «La mattina venivo qui così spesso che avevo il posto fisso». Nell’aria c’è il profumo degli arancini e di frittura d’ogni tipo. «Noi siciliani siamo geneticamente predisposti, siamo nati per soffriggere, come diceva un amico nostro». È l’inizio di un’altra intervista impossibile a Ficarra e Picone, per la settima stagione conduttori di «Striscia». E dire che la spiaggia di Mondello ha un alto valore simbolico: su questa sabbia vent’anni fa è iniziata la loro storia. «Ai tempi eravamo in quattro. Era la vigilia della nostra prima serata in un pub e dovevamo fare le prove in una casa qui a Mondello» racconta Picone. «Il nostro amico però si era dimenticato le chiavi e ci siamo messi a provare sulla spiaggia».

Che genere di repertorio avevate?
Picone: «Cose da Zuzzurro e Gaspare».

Nel senso che vi ispiravate a loro?
Ficarra: «No, nel senso che erano proprio i loro sketch. Tali e quali».

Loro l’hanno mai saputo?
P.: «Ci costituimmo al primo incontro».
F.: «A un certo punto avevamo preso loro tutto quello che c’era da prendere e dovevamo capire se c’era dell’altro».
P.: «Così abbiamo cercato il numero del loro ufficio e abbiamo telefonato. “Pronto, siamo dei comici siciliani…”».

Com’è finita?
P.: «Sono stati fantastici. In seguito Zuzzurro ha pure scritto apposta per noi».

Anche voi avete ceduto parte dei vostri pezzi a due cabarettisti belgi.
F.: «Siamo pure andati a Liegi a vederli».

Le battute funzionavano anche lì?
P.: «Sì. Faceva un certo effetto».

Si diventa ricchi a vendere battute?
F.: «Ma no, non è il nostro lavoro. Le abbiamo praticamente regalate, sono due comici giovanissimi».

I belgi non sono noti per essere allegroni: vuol dire che siete dei luminari della risata. In fondo fin dagli esordi non avete lasciato nulla al caso.
F.: «Veramente abbiamo sempre puntato tutto sul caso. Se abbiamo dato a qualcuno l’impressione di aver studiato, ce ne scusiamo».

Secondo un sondaggio Demos-Coop «Striscia» è il programma più credibile della nostra tv. Battete pure i tg.
F.: «Hanno iniziato loro, i tg. La satira è rimasta al suo posto, è la quantità di idiozie sparate dai tg a essere aumentata».

Intanto però per essere informata la gente sta a sentire due come voi.
P.: «Ed è qui che bisogna farsi delle domande. Perché a dare le notizie devono essere dei pupazzi?».
F.: «Perché quello siamo: dei pupazzi».
P.: «Solo che il Gabibbo ha l’imbottitura fuori, noi ce l’abbiamo dentro. Siamo dei Gabibbi rivoltati».

È strano vedere due battitori liberi come voi al servizio di «Striscia».
P.: «Ma Striscia è Striscia. Lo guardavamo sempre, prima di condurlo».

Ne guardate molta, di tv?
P.: «No. Ma non siamo di quelli che dicono che la tv di una volta era più bella».
F.: «Andate a rivedere “Canzonissima” o un vecchio sceneggiato. Nei dialoghi tra una battuta e l’altra passavano i treni».

Se vi chiedo cosa vi piace di certo mi dite anche voi «Report», vero?
F.: «No, perché? Anche Zelig, le Iene, Fiorello, Geppi Cucciari».
P.: «Un giorno gli archeologi ritroveranno i loro show e diranno: “Però!”».

Qualcosa che proprio non vi piace?
P.: «I talk show con sempre gli stessi ospiti che parlano di tutto. Puoi abbassare il volume e immaginare che stiano discutendo di qualunque tema: governo tecnico, ritorno del costume intero, un omicidio o la frittura degli arancini».
F.: «O dell’omicidio degli arancini».

A voi non piacerebbe avere un grande varietà tutto vostro?
P.: «Certo. Ma è un punto d’arrivo».

Al futuro ci pensate?
P.: «Certo che sì. Infatti abbiamo aperto una friggitoria a Palermo».

Mai avuto la voglia di separarvi?
F.: «Eccome. Lo faremo quando ognuno di noi avrà dei monologhi pronti».
P.: «Invece invecchieremo insieme. Se in tv non ci vorranno più, faremo solo teatro. Porteremo in scena “I ragazzi irresistibili” di Neil Simon, così finalmente potremo rinfacciarci tutto in scena».

La notizia che vorreste dare dal bancone di «Striscia»?
F.: «È uscito il nuovo film di Troisi».

Intervista finita. Picone chiede se sono mai stato a Montepellegrino, sopra Mondello. Si offre di fare da guida al santuario di Santa Rosalia, e poi per le vie di Palermo. Si parla di cinema, di quanto lavoro c’è dietro ogni scena dei loro film e di quanto sia inutile parlarne. Di quella volta che a Sanremo portarono il pezzo su Don Puglisi. Del fatto che lui, Picone, con Don Puglisi aveva fatto volontariato per anni. E che loro appartengono alla «generazione delle stragi», quella che ha visto morire Falcone e Borsellino e ha capito che la mafia era una condanna per la Sicilia. E poi di libertà, di impegno, di solidarietà, di riscatto e di tante cose che nessuno sta a sentire, se di mestiere fai il comico. Al tramonto siamo davanti al Teatro Massimo. Sul frontone c’è un’iscrizione che dice: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». «È la frase che ci ispira da sempre». Ce ne fossero, in Italia, di pupazzi come Ficarra e Picone.

Le nostre giornate a «Striscia»:

3.00    sveglia
3.15    colazione
3.30    doccia
3.32    ascensore
3.45    controllo lampadine scenografia
5.20    smontaggio e pulizia delle viti della scenografia
7.25    lavaggio e stiraggio costumi veline
7.26    pausa caffè
8.40    ritorno dalla pausa caffè
8.41    pulizia scrivania Ricci
13.00  pausa pranzo
13.30  pausa caffè
13.35  pausa ammazzacaffè
13.50  lettura lettere anonime
14.20  scrittura lettere anonime
15.30  lettura giornali
16.00  pennichella pomeridiana
17.30  torneo di pesca sportiva al laghetto dei cigni
18.30  gioco aperitivo con la troupe
19.00  balli sudamericani con il maestro Marinella
20.30  cena ristorante

Mondello, ore 11. Ficarra e Picone si presentano puntuali sul set del servizio fotografico. L’idea, visto che stanno per tornare a «Striscia», che per i sondaggi è il tg più credibile d’Italia, è quella di metterli a vendere notizie. Rosy, l’edicolante, si fa da parte pensierosa, ma loro con i resti se la cavano bene. Il vero spettacolo, però, sono le facce dei clienti.

Poi i due escono allo scoperto e si mettono a fare gli «strilloni» in strada. In pochi istanti è il parapiglia: il traffico si paralizza. I due continuano a vendere agli increduli automobilisti. Per un giorno la crisi dell’editoria è risolta…

Fonte e foto: sorrisi.com – Foto: Piergiorgio Pirrone