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Palermo, cemento depotenziato per costruire porto a Balestrate: 7 arresti

QUADRO NEWS.pngCemento depotenziato sarebbe stato utilizzato nella costruzione del porto di Balestrate (Palermo), secondo un’indagine dei carabinieri che hanno notificato a sette persone un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per frode in pubbliche forniture, truffa, e falso materiale e ideologico. I provvedimenti, emessi dal Gip di Palermo, sono stati eseguiti anche a Enna e a Roma. Coinvolti tecnici impegnati nei lavori per il porto.

 L’attivita’ investigativa, si collega all’indagine “Benny” che esattamente tre anni fa, il 4 giugno del 2009 aveva portato all’arresto di Benedetto Valenza, imparentato con esponenti del clan di Borgetto e precedentemente indagato per mafia e poi prosciolto, e di quattro imprenditori ritenuti suoi prestanome e operanti nel settore della produzione e trasporto di calcestruzzo. I provvedimenti sono stati notificati all’imprenditore Benedetto Valenza, 50 anni, e a Filippo Grancagnolo, 65 anni, di Piazza Armerina (Enna), capocantiere, Leonardo Tallo, 48 anni, ingegnere dell’ufficio del Genio Civile Opere Marittime di Palermo e direttore dei lavori, Giuseppe Jaforte, 62 anni, e Giovanni Battista Rubino, 68 anni, entrambi membri della commissione collaudo statico nominati dall’assessorato regionale del Turismo Antonino Turriciano, 54 anni, Pietro Sacco, 63 anni, entrambi assistenti del direttore dei lavori.
 

Secondo le indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Messineo e dai sostituto Francesco Del Bene, Sergio De Montis e Lia Sava, nella costruzione del porto di Balestrate, iniziata nel 2004 ultimata nel 2008, e’ stato impiegato calcestruzzo di qualita’ differente ed inferiore rispetto ai valori di resistenza a compressione fissati dalla legislazione tecnica sulle costruzioni, e difforme anche rispetto a quanto stabilito nei capitolati di appalto e nel progetto. La gara, il cui iter era cominciato nel 1998, e’ stata finanziata dall’assessorato regionale al Turismo con 9.748.244,11 euro. Valenza, sostengono gli inquirenti, aveva partecipato con la ditta “Camilli Flora”, a lui riconducibile e gia’ oggetto di sequestro nella precedente operazione dei carabinieri. La “Camilli Flora” era stata autorizzata a fornire il calcestruzzo, su richiesta del Consorzio Stabile Infrastrutture e’ subentrato all’appalto all’aggiudicataria iniziale Ira Costruzioni, a seguito della cessione di un ramo d’azienda di quest’ultima. L’ingegnere Tallo avrebbe attestato falsamente che i conglomerati utilizzati erano di volume inferiore a quello effettivamente fornito dalla ditta, mentre Turriciano e Sacco avrebbero formato falsi verbali di prelievo di calcestruzzo prodotto, e Jaforte E Rubino avrebbero rilasciato un falso certificato di collaudo statico delle strutture in cemento armato Valenza e’ figlio di Salvatore e nipote di Erasmo, esponenti di vertice della famiglia mafiosa di Borgetto e vittime il 21 aprile del 1983 di ‘lupara bianca’ perche’ vicini al boss, allora perdente, Gaetano Badalamenti.
 

Benedetto Valenza era stato accusato per due volte di associazione mafiosa e assolto, con una sentenza divenuta poi definitiva, dal Tribunale di Palermo il 6 maggio del 2000 e nuovamente dallo stesso Tribunale il 27 ottobre del 2007, con una decisione che e’ stata pero’ impugnata dalla Procura e sulla quale pende il ricorso. (ASCA)

Il porto di Balestrate ancora al palo

QUADRO NEWS.pngUna storia lunga 50 anni che sembra non aver epilogo. È quella del Porto di Balestrate, piccolo comune in provincia di Palermo dove da anni si attende l’operatività della struttura che potrebbe diventare un’occasione di sviluppo per il turismo, il commercio ed il territorio. Un’occasione che fino a questo momento si può dire mancata. Così anche la cittadinanza ha detto no a…

 rimpalli burocratici, ricorsi, e silenzi inspiegabili che ancora una volta non fanno che frenare lo sviluppo del territorio. Da qui la denuncia del Comitato cittadino per il porto di Balestrate.

«Una lunghissima storia», sottolinea il Comitato, «una struttura la cui realizzazione è durata oltre 50 anni, costata oltre 60 miliardi delle vecchie lire e affidata in gestione dopo una gara d’appalto durata ben cinque anni e adesso il più assoluto silenzio, con evidenti risvolti negativi allo sviluppo turistico, economico e sociale del territorio». «La scorsa estate», racconta Giampaolo Catalano, rappresentante del Comitato, «il porto doveva diventare operativo, c’era una società che si era aggiudicata l’appalto e aveva già impegnato una somma di circa 12 milioni di euro per la costruzione di piattoforme ed altre strutture all’interno del porto. Ma tutto si è improvvisamente bloccato il Comune ha dato un parere contrario che ha di fatto bloccato l’entrata in funzione del porto».

«La ditta ha presentato un ricorso al Tar. A noi tutto questo non sta bene», conclude Catalano, «abbiamo una struttura bloccata che per noi sarebbe importantissima e abbiamo poche risposte per questo abbiamo chiesto un incontro con il sindaco Tonino Palazzolo, per fare il punto sulla questione». Contattato dall’Italpress per una replica il primo cittadino ha affermato: «Quanto riferitovi è totalmente infondato». E si è riservato di inviare in un secondo momento una nota alla stampa per chiarire la vicenda. (ITALPRESS)