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Tempo di vendemmia? Il settore è in crisi e gli agricoltori non raccolgono l’uva

QUADRO NEWS.pngÈ cominciata da pochi giorni la vendemmia in Sicilia ma è già crisi nera per tutto il settore. Previsto dalla Cia Sicilia un calo della raccolta del 10% e un conseguente calo della produzione. Una crisi che spinge gli agricoltori della Valle dello Jato, pressati dal basso prezzo delle uve e dal caro gasolio a decidere di non vendemmiare. È quanto emerso a seguito di…

una riunione tenutasi a San Cipirello alla quale hanno preso parte agricoltori provenienti dalle province di Palermo e Trapani. Una crisi su cui pesa secondo il presidente della Commissione Attività Produttive dell’Ars Salvino Caputo anche il silenzio delle istituzioni: «La manovra finanziaria e l’assestamento di bilancio voluta dal governo regionale», dice, «nonostante la proteste dell’ opposizione, non ha previsto alcuna misura a sostegno del comparto vitivinicolo e le associazioni dei produttori avevano denunciato con largo anticipo la crisi del comparto vitivinicolo».

«Si poteva intervenire», ha continuato Caputo, «utilizzando le risorse del piano di sviluppo rurale che in atto è quasi totalmente bloccato, emanando una serie di bandi a sostegno del settore o attraverso la concessione di contributi per abbattere il costo del gasolio così come e stato fatto per la pesca». Caputo sulla vicenda ha anche presentato una interrogazione e chiesto la convocazione di un tavolo tecnico urgente alla presenza delle associazioni di categoria, degli agricoltori e dei produttori. La crisi del settore in Sicilia non si ferma alle province di Palermo e Trapani. Anche ad Agrigento si vive una situazione analoga. Alfonso Cummo che insieme ad altri 75 soci ha fondato la cooperativa «I frutti della Valle dei Templi» dice all’Italpress di non condividere però la protesta estrema «ma la crisi la viviamo ogni giorno sulla nostra pelle». «La vendemmia», spiega, «è iniziata da circa due settimane e già possiamo parlare di un calo della produzione del 30-40% rispetto al 2010. Soffriamo tantissimo ma l’essere diventati una cooperativa ci aiuta molto nella commercializzazione che ora effettuiamo anche all’estero in Spagna e Germania. Quello che chiediamo», conclude Cummo, «sono maggiori controlli sui prodotti che vengono dall’estero, come quelli africani che fanno una concorrenza spietata ai nostri senza dare quelle garanzia di qualità e affidabilità previste». (ITALPRESS)