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Mafia, riapre la Sala Bingo sequestrata a Palermo. Salvi 36 posti di lavoro

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, mafiaLa riapertura di una Sala Bingo sequestrata a Palermo nel 2005 perche’ ritenuta in odor di mafia e per anni in stato di abbandono ha scongiurato il licenziamento dei 36 dipendenti che erano rimasti senza un posto di lavoro. A salvare la Sala Bingo e’ stata la nomina dell’amministratore giudiziario.

Rimasta chiusa e in stato di abbandono per cinque anni, la gestione della sala bingo fu affidata nel 2010 alla societa’ Elle Group Agenzia Scommesse srl dell’imprenditore palermitano Elio Lupo. Ma nel luglio scorso la Guardia di Finanza aveva arrestato Lupo per truffa aggravata, estorsione, peculato e appropriazione indebita.

Secondo gli inquirenti l’imprenditore si sarebbe reso protagonista di una serie di estorsioni ai dipendenti, costretti a lavorare in nero sotto la costante minaccia del licenziamento in tronco. Le verifiche fiscali accertarono poi che Lupo non aveva presentato le dichiarazioni fiscali obbligatorie, evadendo oltre 56 milioni di euro, e aveva emesso fatture false per oltre 3 milioni di euro.

A quel punto i Monopoli di Stato hanno avviato la procedura di revoca della concessione della licenza per la gestione della sala bingo. I dipendenti, preoccupati per la loro sorte, si sono presentati al Comando provinciale della Guardia di finanza di Palermo, che ha preso contatti con la Procura. Il pm ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, finalizzato alla confisca in misura equivalente ai tributi evasi, dei beni aziendali della societa’ tra cui la Sala Bingo.

Con la nomina di un amministratore giudiziario, oltre a sospendere l’iter di revoca della licenza, e’ stato possibile salvare il posto di lavoro dei dipendenti. La Sala Bingo venne sequestrata una prima volta nel 2005 perche’ l’attivita’ era ritenuta riconducibile a due esponenti di spicco della malavita organizzata palermitana, reggenti della famiglia mafiosa di Villabate. “Una storia a lieto fine per 36 famiglie, grazie anche ad un accorto utilizzo degli strumenti legislativi a presidio della legalita’ economico-finanziaria e di un’azione coordinata, oltre che rapida, di tutte le Istituzioni interessate”, dicono le Fianne gialle. (Adnkronos)

Stato – Mafia: famiglie agenti uccisi in via D’Amelio chiedono di costituirsi parte civile

QUADRO NEWS.pngI familiari di alcuni degli agenti della scorta del giudice Paolo Borsellino uccisi con lui nella strage di via D’Amelio hanno chiesto di costituirsi parte civile nell’udienza preliminare per la trattativa Stato-mafia, ripresa stamattina nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo davanti al Gup Piergiorgio Morosini. L’istanza e’ stata presentata, tra gli altri, dalle famiglie di Agostino Catalano e Vincenzo Li Muli.

Il pubblico ministero Nino Di Matteo non si e’ opposto. L’udienza preliminare si era aperta lo scorso 29 ottobre e riguarda 12 imputati, tra i quali gli ex ministri Nicola Mancino e Calogero Mannino, il senatore Marcello Dell’Utri, Massimo Ciancimino, l’ex capo del Ros Mario Mori, l’ex colonnello dei carabinieri Giuseppe De Donno, i boss Leoluca Bagarella, Toto’ Riina e Bernardo Provenzano. Ieri la Corte di appello di Palermo aveva rigettato l’istanza di ricusazione del Gup Morosini presentata dai legali di De Donno.

Mafia: Palermo, domani torneo calcio ‘due mani alla legalita’

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, mafiaCon inizio alle 19,45 si gioca domani al Velodromo Borsellino di Palermo il secondo incontro del torneo di calcio tra rappresentative istituzionali intitolato “Un calcio alla mafia, due mani alla legalita”‘, in ricordo delle vittime della mafia. In campo scenderanno le formazioni della Guardia di Finanza e di “Addio pizzo”, arbitro dell’incontro Emanuele Calandra della Sezione Asi di Palermo.

L’importante evento sportivo, che fa parte del progetto Ministeriale Sport Legalita’ in collaborazione con la Nazionale Italiana Magistrati e il Comitato provinciale di Palermo del Coni, ha ricevuto il Patrocinio dell’Assessorato al Turismo e Sport della Regione Siciliana, della Provincia Regionale di Palermo, dell’Assessorato allo Sport della Citta’ di Palermo, dell’Assemblea Regionale Siciliana, della Coldiretti Sicilia, dell’Ance Palermo, dell’Associazione costruttori edili e affini di Palermo e provincia e della Confcommercio di Palermo.

Durante alcune partite del torneo, che si concludera’ a febbraio del prossimo anno, si terranno anche diversi eventi di sensibilizzazione dedicati a “Parent Project Onlus”, l’associazione di genitori che combattono contro la distrofia muscolare di Duchenne e Becker. Maggiori informazioni si possono richiedere alla Sezione Sportiva Antimafia di Palermo, rappresentata dalla Polisportiva Alpha Athletic Generation, di Via Castellana 110 a Palermo, scrivendo a icas_studi@libero.it. (Adnkronos)

Mafia: 12 milioni sequestrati a Palermo, anche purosangue e imprese

QUADRO NEWS.pngCi sono societa’, agenzie di scommesse, conti correnti, immobili, appezzamenti di terreno, rivendite di caffe’ e di alimentari, e persino tre cavalli da corsa tra i beni per complessivi 12 milioni di euro sequestrati alla mafia di Villabate, in provincia di Palermo. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, concordando con le indagini dei carabinieri, ha cosi’ eseguito i provvedimenti a esponenti di spicco come Giovanni D’Agati, gia’ reggente della cosca, il quale, dopo l’arresto di Nicola e Antonino Mandala’, aveva preso le redini del clan, diventando molto attivo sul fronte dell’imposizione del pizzo.

Le misure di prevenzione hanno colpito anche i fratelli Maurizio e Davide Di Peri, figli di Giuseppe, ucciso il 14 marzo 1995 insieme all’altro figlio Salvatore, che si occupavano della gestione delle due agenzie di scommesse, oggetto del sequestro. Il provvedimento e’ legato agli accertamenti compiuti a seguito dell’operazione “Senza Frontiere” condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo, nel giugno del 2009, con l’arresto di 12 soggetti (tra vertici e affiliati alla cosca di Villabate), appurando come quel patrimonio di circa 12 milioni di euro sia stato accumulato attraverso la sistematica imposizione del pizzo ai danni di imprenditori e commercianti e complesse forme di riciclaggio e reinvestimento in attivita’ economiche formalmente legali, tutte intestate a prestanome. (AGI)

Palermo, nuovo raid vandalico a scuola ”Giovanni Falcone”

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, mafia, scuolaNuovo raid vandalico alla scuola ‘Giovanni Falcone’ di Palermo. Durante il fine settimana ignoti hanno distrutto la presidenza e parte della segreteria devastando parte del plesso. E’ l’ennesimo raid nell’edificio del quartiere Zen di Palermo. Particolarmente amareggiato il presidente della ‘Falcone’ Domenico Di Fatta si dice pronto a gettare la spugna perche’ ”continuare l’attivita’ scolastica cosi’ e’ impossibile”.

In particolare i vandali hanno portato via i computer e rubato diversi documenti oltre a distruggere il sistema di videosorveglianza. Nei mesi scorsi il ministro della Pubblica istruzione Francesco Profumo era venuto alla scuola per fare visita nel plesso scolastico. La notte scorsa l’ennesimo raid vandalico. (Adnkronos)

Trent’anni anni fa l’omicidio Dalla Chiesa, Napolitano: eccezionale servitore del Paese

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare,mafia,carlo alberto dalla chiesa“Sono perfettamente d’accordo con mio fratello: quello di mio padre è stato un omicidio politico“. A dirlo a margine della commemorazione sul luogo dell’eccidio è stata Rita Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso da Cosa Nostra 30 anni fa in via Isidoro Carini a Palermo.

”Posso approfittare dell’attenzione che si risveglia in queste occasioni per chiedere che la memoria non venga piu’ umiliata?”. Lo afferma Nando Dalla Chiesa, ricordando il padre in un articolo pubblicato su ‘Libera Informazione’, l’osservatorio sull’informazione per la legalità e contro le mafie di ‘Libera’. ”Chiedo due cose – spiega – assicuriamo ai cittadini i loro elementari diritti, impediamo che vengano elargiti loro sotto forma di favori dalla mafia. E facciamo sì che le istituzioni siano sempre più importanti di una tessera di partito. Sembra poco, ma è una rivoluzione”.

”Dopo trent’anni – sottolinea Nando Dalla Chiesa – mi capita spesso di trovare in un ventenne di ‘Libera’ più rispetto e memoria di mio padre di quanti ne trovi in chi ebbe modo di vivere l’incubo sanguinoso degli anni di piombo, in chi pote’ assistere in diretta all’annuncio pubblico del suo assassinio durato quattro mesi in una Palermo infuocata”.

Anche il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e il Capo della Polizia Antonio Manganelli sono presenti alla commemorazione. Il titolare del Viminale, al suo arrivo, è andata a stringere la mano alla figlia del generale, presente con la figlia Giulia e il nipote.

Per Pietro Grasso, Procuratore nazionale antimafia, ”l’omicidio Dalla Chiesa non fu un buon affare per Cosa nostra. Ne era convinta anche la mafia”. E aggiunge: “Si può affermare che tutta la verità sull’eccidio è stata accertata?”.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al prefetto di Palermo Umberto Postiglione, ricorda ”il sacrificio del generale Dalla Chiesa e dei tanti che ne hanno condiviso il destino a salvaguardia dei valori di giustizia, di democrazia e di legalità”.

Un ricordo che ”contribuisce a consolidare quella mobilitazione di coscienze e di energie e quell’unione d’intenti fra Istituzioni, comunità locali e categorie economiche e sociali, attraverso cui recidere la capacità pervasiva di un fenomeno criminale insidioso e complesso”.

“A trent’anni dal vile agguato al prefetto di Palermo, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, alla moglie Emanuela Setti Carraro e al coraggioso agente di scorta Domenico Russo, crudelmente assassinati dalla mafia – scrive il Capo dello Stato – rendo commosso omaggio alla loro memoria, ricordandone l’estremo sacrificio a difesa delle Istituzioni e dei cittadini. Eccezionale servitore dello Stato, di comprovata esperienza operativa e investigativa, in Sicilia e in altre regioni, arricchita dagli straordinari risultati conseguiti nella lotta al terrorismo”, il generale ”fu inviato nuovamente nell’isola, quale prefetto della provincia di Palermo, in una fase particolarmente difficile della lotta alla mafia”.

“La sua uccisione provocò un unanime moto d’indignazione – ricorda il Presidente – cui seguì un più deciso e convergente impegno delle Istituzioni e della società civile, che ha consentito di infliggere colpi sempre più duri alla criminalità organizzata, ai suoi interessi economici e ai suoi legami internazionali”.

“Con questo spirito di rinnovata adesione ai valori fondanti della Repubblica e interpretando i sentimenti di gratitudine dell’intera Nazione, rinnovo ai familiari del generale Dalla Chiesa, della sua gentile consorte Emanuela e dell’agente Russo, espressioni di calorosa vicinanza e solidale partecipazione al loro dolore”.

Un messaggio arriva al Prefetto di Palermo anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini: “Sono trascorsi trent’anni dall’efferato assassinio” e ”resta immutato il profondo senso di amarezza per una così grave ferita inferta all’Italia da parte della criminalità organizzata”.

Mafia, catturato in Venezuela Bonomolo. Il boss era latitante da cinque anni

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E’ finita dopo cinque anni la latitanza di Salvatore Bonomolo, esponente di spicco della ‘famiglia’ di Palermo centro, inserita nel mandamento di Porta Nuova, resosi irreperibile dal 2007.

Il boss, accusato di associazione mafiosa ed estorsione, è stato catturato in Venezuela durante un’operazione congiunta eseguita dalla Sezione Catturandi della Questura di Palermo, dal Servizio centrale operativo della Polizia, dall’Interpol e dalla Polizia venezuelana. Le indagini che hanno portato alla sua cattura sono scattate lo scorso aprile.

L’uomo è stato fermato a Porlamar, cittadina venezuelana situata nell’isola di Margarita, nei pressi di uno dei più importanti centri commerciali del luogo.

Ad incastrarlo sono stati i rapporti con la sua famiglia, mai interrotti dal 2007. Seguendo le tracce di quei contatti gli investigatori sono arrivati sino a Porlamar. Fondamentali per il suo arresto sono state le intercettazioni telefoniche delle conversazioni con i parenti ed, in particolare, con la sorella.

Ascoltando quelle telefonate, analizzando i tabulati telefonici e monitorando i flussi di denaro da Palermo verso un conto intestato a Angelo Garofalo, nome di copertura di Bonomolo, infatti, gli investigatori sono arrivati fino a lui.

Per il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che ha coordinato le indagini insieme al sostituto Lia Sava l’arresto di Bonomolo, a cui si è giunti anche grazie alla collaborazione tra forze di polizia di diversi Paesi, è “la dimostrazione che non esistono isole felici, paradisi d’impunità e che le intercettazioni sono uno strumento d’indagine fondamentale che dobbiamo tenerci stretto”.

Bonomolo, accusato di associazione mafiosa ed estorsione, prima di far perdere le sue tracce si occupava di coordinare squadre di esattori del pizzo e del suo ruolo hanno parlato anche alcuni collaboratori di giustizia. Per gli investigatori, che adesso stanno cercando di scoprire chi ha favorito la sua latitanza, il boss finito in manette faceva da tramite tra i boss siciliani e quelli d’Oltreoceno. Bonomolo si trova adesso recluso nel carcere di Caracas in attesa della sua estradizione.

Palermo, incendiato nuovo centro scommesse in via Montalbo

QUADRO NEWS.pngUn centro scommesse ancora non inaugurato e’ stato incendiato la notte scorsa a Palermo, in via Montalbo. Gli inquirenti non escludono la pista del racket delle estorsioni. Secondo i primi accertamenti il pavimento del locale sarebbe stato cosparso di benzina. Il rogo, poi spento dai cigili del fuoco, ha provocato un’esplosione determinata dallo spostamento d’aria nelle condotte delle fognature. Il boato e’ stato avvertito dagli abitanti dei palazzi vicini che sono scesi in strada.

Palermo, sequestro per 7 milioni alla mafia nel quartiere Brancaccio

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, mafiaBeni per un valore complessivo di 7 milioni di euro sono stati sequestrati a Palermo dalla Guardia di Finanza, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano. I sigilli sono stati posti ad un’impresa edile e ad un intero fabbricato con garage, appartamenti e locali ad uso commerciale appena realizzato nel centro di Palermo.

L’operazione costituisce l’ultima fase di un’attivita’ di indagine svolta dal nucleo di Polizia tributaria delle Fiamme gialle e scaturita dopo i sequestri di societa’, attivita’ commerciali e beni immobili, del valore complessivo di 32 milioni di euro, operati dalla Guardia di finanza nel novembre 2011, nei confronti di alcuni prestanome della famiglia mafiosa di Brancaccio nell’ambito dell’operazione ”Madre Natura”.

Gli investigatori, cosi’, hanno scoperto la ‘scalata’ di un ex parcheggiatore abusivo, diventato da un giorno all’altro costruttore edile, che, a fronte di redditi dichiarati al fisco di poche decine di migliaia di euro, ha costruito con rifiniture di pregio, tra il 2007 ed il 2009, un intero stabile, composto da seminterrato adibito a garage, sei locali climatizzati ad uso ufficio al piano ammezzato, ascensore interno e 12 ampi appartamenti ai tre piani soprastanti.

I sospetti delle Fiamme gialle hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Fabio Tranchina, che ha riconosciuto l’imprenditore, soprannominato ”il marinaio” per la sua abitudine di portare un cappello da marinaio, come prestanome di Cesare Lupo, gia’ reggente della famiglia mafiosa di Brancaccio. Le successive indagini finanziarie hanno permesso di appurare che l’imprenditore edile non disponeva in proprio delle risorse finanziarie necessarie alla costruzione dello stabile, ne’ era stato in alcun modo finanziato da istituti di credito.

L’attivita’ ispettiva di carattere contabile, che ha interessato la ditta di costruzioni, ha poi posto in luce come anche la contabilita’ non rispecchiasse in alcun modo la reale situazione patrimoniale ed economica dell’impresa, ne’ la sua effettiva gestione, a causa delle numerose e gravi irregolarita’ riscontrate dai finanzieri.

”L’accertata contiguita’ con esponenti di spicco della famiglia mafiosa del Brancaccio, unita all’evidente sperequazione tra i beni posseduti e la capacita’ reddituale dichiarata e l’accertata sospetta provenienza delle risorse finanziarie di fatto utilizzate per la realizzazione dell’edificio” spiegano gli investigatori, hanno portato alla denuncia dell’imprenditore per trasferimento fraudolento di valori. Su proposta della Procura, il Tribunale di Palermo ha ora disposto il sequestro non soltanto dell’intera palazzina, ma anche dell’impresa.

Attentato a Palermo, esplode auto di un carabiniere

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, mafia, attentatoUna bombola di gas ha distrutto l’auto di un carabiniere, stamane verso le 4, in via Cesare Terranova a Palermo. Alla vettura sarebbe stato prima appiccato il fuoco che ha fatto deflagare la bombola posta vicino la Mercedes del militare. Dai primi riscontri il carabiniere non sarebbe impegnato in indagini antimafia. Il carabiniere lavora in una stazione della provincia di Palermo. Gli inquirenti, che legano l’attentato all’attività professionale del militare, escludono che si tratti di un atto intimidatorio della mafia e stanno scandagliando le indagini fatte dalla vittima che si occupa di criminalità comune. Nella deflagrazione non ci sono stati feriti. Si tratta, dicono gli investigatori, di un atto dimostrativo gravissimo che poteva fare vittime. Abitanti della zona sentendo il boato per paura sono scesi in strada.