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Cibo mal conservato, sequestrati a Palermo 700 chili di pesce

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, pesce, saluteIl Nas di Palermo, con il personale dell’Arma territoriale, ha sorpreso un commerciante di prodotti ittici intento ad effettuare illecite attività di eviscerazione e sezionamento di pesce spada e tonno in locali abusivi e non idonei allo scopo, sequestrando 700 chili di pesce in cattivo stato di conservazione ed una cella frigo.

Nelle ultime settimane i Carabinieri dei 38 Nuclei dislocati sul territorio nazionale hanno effettuato oltre 2.800 ispezioni nei confronti dell’intera filiera agroalimentare, dal settore produttivo a quelli della distribuzione e della ristorazione, rilevando irregolarità nel 37% delle strutture controllate. Sono state sequestrate oltre 700 tonnellate di alimenti di varia natura (prodotti ittici, lattiero-caseari, carne, prodotti da forno e cereali, bibite e bevande) di ignota provenienza, in pessime condizioni igienico-sanitarie, stoccati in ambienti non adeguati, con presenza di evidenti segni di alterazione o con date di scadenza superate, per un valore di quasi 2 milioni di euro. (GDS)

Palermo: sequestrati 300 chili di pesce in cattivo stato di conservazione

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Trecento chili di pesce in cattivo stato di conservazione sono stati sequestrati a Palermo dalla Polizia e dalla Capitaneria di porto nel corso di un’operazione congiunta, che ha portato anche alla denuncia di otto persone. Nel mirino degli agenti e degli uomini della Guardia costiera sono finiti i venditori ambulanti dei…

quartieri dell’Arenella e dell’Acquasanta. Le irregolarita’ riscontrate sono relative al rispetto delle norme sanitarie vigenti in materia di vendita e conservazione dei prodotti ittici: tutte le norme d’igiene, infatti, sono state violate.

In particolare, e’ emerso che il pesce era esposto alle intemperie ed alle polveri sottili originate dal transito delle auto, e in alcuni casi senza il ghiaccio necessario alla sua corretta conservazione. Per due pescherie di via Montalbo sono scattate cosi’ le sanzioni amministrative per un valore complessivo di 2mila euro. I prodotti ittici sono stati controllati dal personale veterinario, che ne ha attestato la non idoneita’ al consumo. La merce e’ stata consegnata ad una ditta autorizzata per l’immediata distruzione. (ADNKRONOS)

I gamberi di Sicilia verso il marchio Dop

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, gambero, pesce, cucinaI gamberi rosso, viola e rosa di Sicilia saranno presto Dop. È infatti in fase di definizione il progetto «Ricerca dei limiti ambientali, alieutici e di filiera allo sfruttamento del gambero» realizzato nell’ambito del programma «Innovazione dei Distretti» e promosso dalla Regione siciliana e dal ministero dello Sviluppo Economico. «Il gambero rappresenta il 21% del…

nostro pescato», ha spiegato il presidente del distretto produttivo della pesca, Giovanni Tumbiolo, «e il 40% del nostro fatturato, ma possiamo fare di più. Subiamo la concorrenza dal Sudamerica, Cina e dai mari del nord». Il progetto, di cui il distretto della Pesca è capofila, ha il supporto scientifico dell’Ispra, del parco Scientifico e tecnologico della Sicilia, l’università di Palermo e l’istituto zooprofilattico.

L’obiettivo è stato quello di identificare i limiti ambientali della pesca del gambero nonché «la resa, il danneggiamento degli attrezzi e i limiti commerciali e di filiera come la temperatura di congelamento, il packaging e lo stoccaggio. Dopo questa fase, si è proceduto alla formulazione di linee guida e la messa a punto di nuove attrezzature come i dispensatori automatici di metabisolfito o altri batteriostatici per evitare l’annerimento del gambero. Sono dei passi fondamentali», prosegue Tumbiolo, «per la creazione di un marchio Dop attraverso il disciplinare. Ciò per dare la giusta dignità al prodotto siciliano». (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO)

Il pesce fa bene? Non sempre..

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, salute, cucina, pesce«Non tutti i pesci sono uguali. E pure come li cuciniamo conta non poco». L’affermazione di Donald Lloyd-Jones, ricercatore del Dipartimento di medicina preventiva all’università di Chicago, può sembrare banale. Ma arriva dall’analisi della dieta di oltre 80mila donne seguite per quasi vent’anni e mette un punto fermo in tema di salubrità del pesce, onnipresente in…

 

qualsiasi regime dietetico che si rispetti perché ricco di acidi grassi “buoni” (i famosi omega-3) e in genere poco calorico. I dati raccolti da Lloyd-Jones sono chiari: chi pensa di mettere al riparo la salute mangiando pesce fritto sbaglia di grosso, perché in realtà sta mettendo a repentaglio cuore e vasi più di chi magari rinuncia al pesce, ma evita anche i fritti.

STUDIO – La ricerca condotta da Lloyd-Jones, pubblicata sulla rivista Circulation: Heart failure, ha coinvolto oltre 84mila donne in menopausa che partecipavano al Women’s Health Initiative Observational Study. In media avevano 63 anni e tutte avevano risposto a questionari sulla dieta ed erano state seguite dal 1991 al 2008: quasi vent’anni durante i quali si sono verificati circa 1800 casi di infarto. Il ricercatore ha pazientemente confrontato i dati delle vittime di infarto con quelli delle donne senza problemi di cuore, per vedere se vi fossero differenze nelle rispettive diete, soprattutto per quanto riguardava il consumo di pesce. Ebbene, le differenze ci sono eccome: chi consumava pesce fritto una volta alla settimana, ad esempio, vedeva crescere del 48 per cento la probabilità di infarto ed era in media più grassa, oltre che meno ligia a un’alimentazione sana. «Quando friggiamo il pesce non solo eliminiamo le buone qualità nutritive che lo contraddistinguono, ma gli “aggiungiamo” anche sostanze dannose prodotte durante il processo di cottura, ad esempio gli acidi grassi trans», spiega Lloyd-Jones.

TIPI DI PESCE – Le partecipanti allo studio che, invece, mangiavano spesso pesce al forno o alla griglia erano mediamente più sane e in forma rispetto alle altre; più raramente fumavano, soffrivano di diabete o avevano pressione alta o malattie cardiovascolari. Non basta: la loro dieta conteneva in media più frutta e verdura, più fibre e acidi grassi “buoni” da frutta secca e olio d’oliva ed era invece meno abbondante in acidi grassi trans. Il consumo di pesce cotto secondo metodi salutari, insomma, si assocerebbe a uno stile alimentare generalmente più sano e quindi anche a uno stato di salute migliore. «Mangiare spesso pesce al forno o alla griglia è una sorta di “indicatore” di una dieta benefica per diversi aspetti – osserva Lloyd-Jones –. Sicuramente, come dimostrano i nostri dati, il pesce cotto alla griglia o al forno previene le malattie cardiovascolari: è infatti un’ottima fonte di proteine magre. Un altro aspetto interessante dei nostri dati è la tipologia di pesce che pare conferire i migliori vantaggi in termini di salute cardiovascolare: non tutti i pesci infatti sembrano essere ugualmente protettivi. I più efficaci sono risultati il salmone, lo sgombro e il pesce azzurro in genere; il grado di protezione cardiovascolare è inferiore, invece, consumando tonno o pesci “bianchi” come merluzzo, dentice o sogliola», conclude il ricercatore. Articolo di Elena Meli (Corriere della Sera)