(negativo) del capoluogo siciliano. Mentre tra le città piccole, in bassa classifica ci sono Ragusa, Agrigento, Trapani, e Enna (ultima in Italia per raccolta differenziata: 1,1 per cento). La Sicilia è nella parte bassa della classifica anche in materia di politiche energetiche. «Al di là della posizione in classifica, se si va a guardare il punteggio di ogni città, salta agli occhi che non ci sono sostanziali variazioni rispetto al 2009, e se ci sono, nella maggioranza dei casi, sono in negativo», avverte il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.
Secondo lo studio, in generale i capoluoghi di provincia sono in stallo per qualità ambientale per i rischi legati alla cattiva qualità dell’aria, per la congestione da traffico o perchè le abitazioni sono costruite male o nel posto sbagliato. Nella classifica generale delle grandi città il miglior ecosistema urbano si registra a Venezia, seguono Bologna e Genova. Le posizioni però cambiano anche secondo i vari parametri considerati. Per le polveri sottili (Pm10) le città peggiori sono Torino e Palermo, per il biossido d’azoto Messina e Palermo. Per la depurazione delle acque, maglia nera a Messina e Napoli. Per la presenza di auto, considerate su 100 abitanti, Roma e Catania, sono le peggiori d’Italia. Mentre Milano è la città più virtuosa per le perdite alla rete idrica (solo l’11%, contro il 55% di Trieste), Venezia per il verde fruibile per abitante (ultima è Bari), Verona per i rifiuti (ultima è Catania). (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO)