Per tre di loro l’effettivo lavoro subordinato era stato simulato come rapporto di collaborazione occasionale, mediante l’accensione di una propria partita iva e l’emissione di fatture riepilogative delle prestazioni di “teleselling”, aventi ad oggetto la promozione di contratti di telefonia mobile e fissa, che in realta’ camuffavano un attivita’ lavorativa in tutto e per tutto di natura dipendente. In questo modo l’azienda, grazie al risparmio di parecchie migliaia di euro sui contributi previdenziali ed assistenziali obbligatori per legge, nonche’ sullo stipendio erogato ai giovani, al di sotto dei contratti collettivi di settore, e’ riuscita ad ottenere importanti contratti con grandi aziende operanti nel settore delle telecomunicazioni, ovviamente ignare delle condotte del call center.
Quest’ultimo e’ stato segnalato alla Direzione Territoriale del Lavoro del capoluogo siciliano per l’avvio della procedura finalizzata alla sospensione dell’attivita’ imprenditoriale per aver impiegato il 100% della forza lavoro in nero. Adesso le Fiamme Gialle stanno esaminando nei dettagli la contabilita’ dell’azienda, sia per la contestazione delle pesanti sanzioni amministrative previste dalle disposizioni vigenti – che nel caso specifico vanno da un minimo di 500 mila euro ad un massimo di 1 milione e 700 mila euro – sia per la ricostruzione dei ricavi sottratti al fisco negli ultimi periodi d’imposta. (Adnkronos)