Lo Verso: “Provenzano mi parlò delle stragi, sapevano solo lui, Riina e Andreotti”

QUADRO NEWS.pngÈ cominciata nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo la deposizione del pentito Stefano Lo Verso, ex boss di Ficarazzi, oggi teste d’accusa al processo al generale dei carabinieri Mario Mori e al colonnello dell’Arma Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento alla mafia. Il collaboratore di giustizia sta…

ripercorrendo le fasi del suo inserimento in Cosa nostra: «All’inizio non capii che la persona che mi avevano detto di ospitare a casa era Provenzano. Quando ebbi il sospetto che lo stesso Provenzano mi confermò, mi spaventai. Ma lui mi tanquillizzò dicendomi: «Sono stato sempre protetto. Dai politici, dalle forze dell’ordine e da un potente dell’Arma”». «Anche se hanno arrestato Aiello (manager della sanità privata poi condannato per mafia)», avrebbe aggiunto poi il capomafia, «c’è Cuffaro che mantiene gli accordi e Nicola Mandalà (boss di Villabate) sa tutto». Così il collaboratore di giustizia nel 2004 ospitò il boss latitante nella casa della suocera.

IL PENTITO PARLA DI SCHIFANI E ROMANO – Lo Verso ha descritto Provenzano come un uomo «umile», «semplice», che si accontentava di poco. «Pregava tre volte al giorno -ha raccontato – E una volta lo portai in chiesa a Ficarazzi per prendere l’acqua benedetta che teneva in una bottiglietta». «A me non mi cerca nessuno»: avrebbe detto poi il boss a Lo Verso per tranquillizzarlo ulteriormente. E alla domanda del pentito se il potente dell’Arma che l’aveva protetto fosse un carabiniere il boss avrebbe risposto: «Sì un carabiniere. Meglio uno sbirro amico che un amico sbirro». «Dopo le stragi Marcello Dell’Utri si è messo in contatto con i miei uomini». Con queste parole, secondo il racconto di Lo Verso, Bernardo Provenzano avrebbe indicato nel senatore de Pdl l’interlocutore politico di Cosa nostra dopo il ’92. Il padrino gli avrebbe confidato che «Dell’Utri dopo gli attentati a Falcone e Borsellino prese il posto di Salvo Lima». Il boss avrebbe aggiunto di aver fatto votare Dell’Utri nel 1994. «Nicola Mandalà mi disse che avevano nelle mani Schifani, Dell’Utri, Cuffaro e Romano». «Mandalà me lo disse», continua il pentito, «per tranquillizzarmi perchè io avevo dei problemi per la realizzazione di una chiesa a Ficarazzi. Allora lui mi rassicurò dicendomi che eravamo coperti a livello nazionale e locale». Il mafioso avrebbe rivelato a Lo Verso anche che Renato Schifani, ora presidente del Senato, era socio di suo padre, Nino Mandalà, recentemente condannato per mafia.

PROVENZANO: ANDREOTTI SAPEVA DELLE STRAGI – «Le stragi sono state la rovina. In pochi sappiamo la verità: io, Totuccio e Andreotti». Confidandosi con Lo Verso, Bernarndo Provenzano si sarebbe lamentato della strategia stragista di Cosa nostra cominciata con gli attentati a Falcone e Borsellino. Provenzano avrebbe detto, nel 2004, al pentito che altri due depositari dei segreti sulle stragi erano morti: «Salvo Lima che è stato ucciso perchè non voleva gli attentati e Vito Ciancimino che forse è stato assassinato». «Io – avrebbe detto poi il boss – non mi potevo mettere contro il mio paesano che aveva deciso che le stragi si dovevano fare per fare un favore ad Andreotti che lo aveva garantito per una vita». Il boss avrebbe anche rivelato a Lo Verso che «lo Stato sa chi ha fatto le stragi». (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO)

Lo Verso: “Provenzano mi parlò delle stragi, sapevano solo lui, Riina e Andreotti”ultima modifica: 2011-10-25T15:14:06+02:00da football12
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