Cronaca

Mondello, colto in flagrante mentre rubava in due ville. Arrestato

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, mondello, cronacaDue televisori, due computer e due lettori cd. Questo il bottino di un colpo che due malviventi stavano per mettere a segno in due ville di Mondello. Dopo avere raccolto la refurtiva, infatti, qualcosa è andato storto e per Carlo Bondì, palermitano di 24 anni, la serata è finita con le manette ai polsi, mentre il suo complice è riuscito a scappare.

Il malvivente, in pratica, è stato letteralmente sorpreso mentre rubava all’interno delle due abitazioni. Un anonimo aveva segnalato al 113 degli strani moviemtni nella zona e gli agenti hanno intercettato sul posto due individui che trasportavano in carriola vari apparecchi elettronici. Bondì è così stato bloccato, ricercato il complice che faceva da palo. La polizia ha inoltre recuperato l’intera refurtiva per consegnarla ai legittimi proprietari. (LiveSicilia)

Palermo: percepisce stipendi per 7 anni senza lavorare, denunciata insegnante

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, scuola, insegnateOltre 143 mila euro. Tanto avrebbe ‘racimolato’ un’insegnante precaria di Partinico (Palermo), che per sette anni ha percepito regolamente lo stipendio senza lavorare. Nel 2003 la donna, infatti, ha ottenuto un incarico di supplenza annuale in due scuole superiori del palermitano, l’istituto “Don Calogero Di Vincenti” di Bisacquino e il “Don G.Colletto” di Corleone.

Allo scadere dei contratti, pero’, per un errore amministrativo i due plessi non hanno indicato la fine del rapporto di lavoro e cosi’ l’insegnante ha continuato regolarmente a percepire lo stipendio. Fino a luglio dello scorso anno, quando si e’ autodenunciata a pochi mesi dall’assunzione a tempo indeterminato in una scuola di Grosseto, non prima pero’ di prosciugare il suo conto corrente, da cui sono spariti 143mila euro.

Davanti alla richiesta di restituizione del ‘tesoretto’ la donna ha spiegato di essere disoccupata e non essersi mai accorta dei bonifici, essendo il conto cointestato al marito che ne avrebbe avuto la gestione esclusiva. Una tesi che non ha convinto gli investigatori. Per lei e’ scattata cosi’ la denuncia e la Procura per recuperare i soldi percepiti indebitamente ha disposto il sequestro per equivalente di alcuni immobili di sua proprieta’.

Palermo, sequestrati al porto 5mila prodotti cinesi non sicuri

QUADRO NEWS.pngI militari della Guardia di Finanza Palermo, in servizio di vigilanza all’interno dell’area portuale, insieme ai funzionari dell’Agenzia delle Dogane, hanno fermato un automezzo furgonato proveniente da Napoli, condotto da un cittadino palermitano, carico di merce di diversa tipologia di fabbricazione cinese.

In particolare si tratta di 2.400 accendigas elettrici non conformi alle disposizioni nazionali in materia di tutela del consumatore nonche’ sprovvisti delle indicazioni del produttore/importatore e del marchio Ce, e di 2.600 luci a led per decorazioni natalizie pericolose non in regola con le norme nazionali sulla sicurezza. Tutta la merce e’ stata sequestrata.

Palermo: tragedia sfiorata a Campofiorito, pitbull cerca di aggredire padrona in casa

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, CampofioritoAttimi di paura ieri sera a Campofiorito, piccolo comune della Provincia di Palermo, quando un pitbull ha cercato di aggredire la sua padrona. La donna e’ riuscita a salvarsi rifugiandosi con i due figli in una stanza dell’abitazione e il marito, che si trovava in quel momento al piano di sotto, e’ riuscito a chiedere aiuto. Sul posto sono giunti immediatamente i carabinieri, che inutilmente hanno tentato di calmare l’animale. Solo l’intervento del personale del canile di Santa Margherita Belice, che ha sedato l’animale, ha evitato il peggio. Il cane si trova attualmente sotto osservazione.

Un altro caso di aggressione si e’ registrato ieri pomeriggio, quando un chow chow ha azzannato una 13enne allo Zen. Mentre la ragazzina passeggiava in via Rocky Marciano il cane, sfuggito alla padrona di 28 anni, l’ha raggiunta e morsa. Immediatamente trasportata all’ospedale Civico, i medici le hanno riscontrato ferite all’avambraccio e alla gamba. La prognosi e’ di nove giorni.

Palermo, il podista morto alla maratona aveva problemi di cuore

QUADRO NEWS.pngIl podista palermitano, strancato da un infarto durante la maratona di Palermo, la scorsa domenica, aveva problemi di cuore, questo l’esito dell”autopsia effettuata dai medici dell’Istituto di Medicina legale del Policlinico sul cadavere di Vincenzo Mutoli, barbiere di 46 anni.
Aperta un’inchiesta, la procura indaga contro ignoti per omicidio colposo.

Seri problemi cardiaci questo è stato riscontrato dai medici, per le sue condizioni non avrebbe potuto fare sport a livello agonistico. Adesso i medici hanno richiesto la documentazione sanitaria che riguarda i controlli e le analisi di laboratorio fatte dall’atleta prima della gara.
Secondo i sanitari è impossibile che un quadro clinico così preoccupante non fosse emerso dagli accertamenti fatti negli ultimi due anni, intanto il certificato medico per l’attività agonistica 2010-2011 era stato rilasciato.

Mutoli aveva sospeso l’anno scorso gli allenamenti per un intervento di ernia iatale, l’inchiesta dopo ilriscontro dell’autopsia prosegue, anche se al momento la procura indaga contro ignoti per omicidio colposo.

Palermo, irruzione alla IV Circoscrizione. Catania: “Fatto molto strano”

QUADRO NEWS.pngUna strana irruzione è avvenuta stanotte presso i locali della quarta circoscrizione, sita in viale Regione Siciliana 95. Ad una prima ricognizione non si registrano furti né danni alle strutture, tuttavia gli uffici della presidenza, degli affari istituzionali e delle attività sociali sono stati messi a soqquadro.

“È un segnale inquietante, anche perché questo tipo di raid nei nostri uffici si ripetono costantemente, evidentemente il nuovo corso dell’amministrazione comincia  a dare fastidio.”

Lo dichiara l’assessore al Decentramento Giusto Catania che si è recato presso i locali della circoscrizione per verificare personalmente le condizioni dei locali.

Il presidente della quarta circoscrizione Silvio Moncada si dichiara particolarmente colpito dall’accaduto e sottolinea l’impegno delle istituzioni nel territorio: “la nostra circoscrizione è impegnata in una attività di rinnovamento soprattutto sul terreno sociale. Proprio stamattina la quarta  circoscrizione è impegnata in un incontro per la costituzione della “Rete Sociale Territoriale” a cui aderiscono scuole, parrocchie, associazioni e forze dell’ordine in un’ottica di sinergia tra istituzioni e territorio.

Le forze dell’ordine e la polizia scientifica si sono recati sul posto e stanno valutando la natura dell’irruzione.

Palermo: sfondano con mazza vetrina negozio abbigliamento, arrestati

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, cronacaCon l’accusa di tentato furto aggravato la Polizia ha arrestato a Palermo Filippo Manzella, 26 anni, e Nunzio Lombardo, 20 anni. I due ieri notte, dopo aver sfondato la vetrata di un noto negozio di abbigliamento e calzature in viale Strasburgo, si erano introdotti nei locali per razziare la merce custodita.

Il fragore della vetrata andata in frantumi, pero’, ha allertato i residenti che hanno chiamato il 113. Quando le volanti sono giunte sul posto i due malviventi, ancora con la mazza in mano, hanno tentato una veloce fuga in direzioni opposte, ma nono stati raggiunti ed arrestati. Nei pressi del negozio i poliziotti hanno trovato anche un’auto con le portiere aperte e i sedili reclinati, rubata dai due complici poco prima proprio per trasportare la merce rubata in un luogo sicuro. (Adnkronos)

Via D’Amelio, Procura Caltanissetta chiude le indagini. Chiesti sette rinvii a giudizio

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, mafia, paolo borsellinoLa Dda di Caltanissetta ha chiuso le indagini sulla strage di via D’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e 5 agenti della scorta. I magistrati con la chiusura delle indagini hanno chiesto anche il rinvio a giudizio di sette indagati: il boss Salvatore Madonia, Vittorio Tutino, i pentiti Gaspare Spatuzza, Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura, Calogero Pulci e Francesco Andriotta.

I boss mafiosi Salvatore Madonia e Vittorio Tutino devono rispondere di strage, così come il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. Sono invece accusati di calunnia aggravata con l’aggravante di avere agevolato cosa nostra i pentiti di mafia Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura, Calogero Pulci e Francesco Andriotta. La Procura nissena ha, invece, chiesto l’archiviazione per Maurizio Costa, un meccanico accusato di avere eseguito un intervento sulla Fiat 126 che poi venne usata per autobomba il 19 luglio 1992 in via d’Amelio.

Nella nuova indagine per la strage di via d’Amelio abbiamo fatto miracoli investigativi” ha detto all’Adnkronos il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari. “Per un colossale errore giudiziario – prosegue Lari che coordina il pool antimafia – furono condannate otto persone che l’anno scorso sono state scarcerate. In questi ultimi periodi si sono fatti passi avanti da gigante”. (Adnkronos/Ign)

Attentato all’Addaura contro Falcone: la Scientifica contamina il Dna sulla muta da sub

QUADRO NEWS.pngDopo oltre vent’anni le indagini sul fallito attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone avevano ricevuto un nuovo impulso. L’attentato era fallito perchè gli uomini della scorta del giudice trovarono la carica esplosiva con 20 chili di tritolo.
La Procura della Repubblica di Caltanissetta, che conduce l’inchiesta, aveva ordinato il prelievo delle tracce di Dna dalla muta, dalle pinne e dagli occhiali adoperati da sub che il 21 giugno 1989 piazzarono una borsa con 20 chili di esplosivo sulla scogliera nella quale si affacciava la villa di Falcone sul lungomare dell’Addaura.

Per compiere l’accertamento il procuratore Sergio Lari e gli altri due Pm titolari dell’inchiesta, l’aggiunto Nico Gozzo e il sostituto Nicolò Marino, avevano fatto ricorso a un incidente probatorio. Indiscrezioni riportate dal quotidiano La Repubblica dicono che durante gli accertamenti del reperto rinvenuto – un polsino della tuta – questi sarebbe stato contaminato in laboratorio, diventando praticamente inutilizzabile. Una conseguenza drammatica per le indagini con il Dna che sarebbe stato così falsato e reso inutile per un qualsiasi confronto. Il pasticcio sarebbe stato generato dall’utilizzo di una pinzetta non sterilizzata a dovere, così il Dna di un feto, analizzato qualche ora prima, si è sovrapposto a quello di uno dei misteriosi attentatori dell’Addaura. Sarebbe stata la stessa polizia scientifica ad accorgersi dell’errore e a comunicarlo immediatamente alla magistratura. Dalla Procura nissena al momento non vi sono commenti anche se c’è la consapevolezza che la contaminazione di un reperto potrebbe mettere in discussione anche un nuovo esame dell’intera tuta da sub.

Le indagini comunque continuano anche perché i primi esami arrivati dalla Scientifica avevano prodotto risultati importanti. Da una maglietta ritrovata sugli scogli era stato estratto un altro profilo di Dna, che è risultato corrispondente a quello di uno degli attentatori già condannati per i fatti del 1989, il boss Angelo Galatolo. Una conferma importante su quanto raccontato dal collaboratore di giustizia Fontana che aveva detto ai magistrati di aver fatto parte del commando operativo di quel giorno. L’ex boss aveva il compito di perlustrare la zona con la sua A112 mentre Angelo Galatolo si era sistemato dietro uno scoglio, con il telecomando, a 50 metri dal borsone con l’esplosivo. Il boss Nino Madonia, invece, controllava la scena da un punto più alto. “Rientrando alla base seppi che era stata notata la presenza della polizia e Galatolo si era gettato in mare, così perse il telecomando”.
Al vaglio dell’inchiesta di Caltanissetta vi sono anche le parole di un altro collaboratore, Vito Lo Forte, secondo cui all’Addaura ci sarebbe stata pure la presenza di uomini dei servizi segreti (Lo Forte fa riferimento all’agente Nino Agostino e all’ex poliziotto Emanule Piazza). Per questa ragione, i magistrati avevano disposto anche il confronto fra i Dna ritrovati sulla scogliera dell’Addaura e quelli di Agostino e Piazza, ma nulla era emerso con l’ipotesi di Lo Forte che non trova al momento conferme. (Antimafiaduemila)

Mafia, la donna pentita del boss: “Il pizzo? Vestiti e colazioni gratis”

QUADRO NEWS.pngScarpe da Hogan, pranzo da Byblos, colazione da Gian Flo. I “picciotti” guadagnano poco per riscuotere il pizzo, tra gli 800 e i 1000 euro al mese, e per vestirsi firmati hanno pensato a uno stratagemma: fare pagare il pizzo ai negozi di abbigliamento con le forniture di merce. Lo ha spiegato la pentita Monica Vitale, questa mattina, nel processo a Luigi Abbate, Salvatore Ingrassia, Vincenzo Vullo, Valerio Marco Mendola, Serafino Dolce e Ivano Parrino, accusati di associazione mafiosa ed estorsioni. Il processo si svolge davanti alla terza sezione penale.

“Ci sono alcuni negozi dove tutto il mandamento di Porta Nuova va e non paga. Anche queste sono estorsioni – ha detto la donna che si è pentita nel 2011 e riscuoteva le estorsioni nei Compro oro – Se dobbiamo vestirci, andiamo da D’Angelo che ha alcune rivendite d’abbigliamento. Per le scarpe andavamo alla Hogan di via Libertà, io stessa ci sono andata più di una volta e ho preso merce senza pagare. Questa è la verità: i mafiosi camminano griffati ma non hanno piccioli (denaro) in tasca”. Per il pranzo si sceglievano il Byblos o Felix, da Gian Flo si passava per il cornetto. “Consumavamo senza pagare nulla – ha spiegato – in alcuni casi, i titolari di questi locali erano costretti a pagare anche le ‘rate’ a Pasqua e Natale. Ma in quelli che esponevano il marchio di Addiopizzo non andavamo, saremmo stati degli stupidi”.

La mafia è cambiata, secondo Monica Vitale, anche nelle vecchie regole, sempre più spesso infrante come l’uso di cocaina o le relazioni extraconiugali. “Ormai tutti hanno le amanti”, ha ribadito. La collaboratrice conosceva da vicino il sistema anche perché era la donna di Gaspare Parisi, boss del  Borgo vecchio. “Era molto geloso di me – ha spiegato – non voleva nemmeno che frequentassi mio zio, che per me era come un padre”. La donna ricevette anche le avances di Nunzio La Torre.

“Quando lo misero in carcere – ha svelato – andai al Comune con la sorella facendo finta di essere la convivente e mi feci rilasciare il certificato che serviva per i colloqui. Dovevo solo portargli vestiti e scarpe, ma lui iniziò a mandarmi lettere d’amore. Io provavo ancora sentimenti per Parisi quindi lasciai stare”. (ANSA)