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Inquinamento a Palermo, superati i livelli di guardia. Il Comune: “Ridurre al minimo attività all’aperto”

QUADRO NEWS.pngDai dati forniti da Amia Spa risulta che nelle centraline di rilevamento dei livelli di inquinamento atmosferico ubicate in città, è stato registrato il superamento dei valori limite: la centralina «Boccadifalco» segnala il superamento del limite per ozono, la centralina «Di Blasi» il superamento del valore limite PM10 (polveri sottili).

TAVOLO TECNICO – Il Comune invita i cittadini residenti a monte del viale Regione siciliana e nella zona nord della città, durante le ore di massima radiazione solare (11 – 16) a ridurre l’esposizione all’aria aperta alle sole attività non rinviabili, evitare le attività sportive e ricreative all’aperto, e a non rimanere esposti per più di un’ora. L’assessore all’Ambiente Michele Pergolizzi, ha convocato per il 22 agosto un tavolo tecnico per affrontare l’emergenza inquinamento. (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO)

Goletta verde boccia il mare siciliano, inquinamento e abusivismo edilizio alle stelle

QUADRO NEWS.pngIn Italia e’ emergenza per il mancato rispetto della normativa comunitaria sulla depurazione degli scarichi fognari e per le infrazioni di abusivismo edilizio sulle coste. E’ quanto emerge da Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente che effettua un monitoraggio dell’inquinamento microbiologico delle acque del Belpaese…

Il monitoraggio scientifico di Legambiente, spiega l’associazione ambientalista, ”conferma il preoccupante quadro che emerge dalla procedura di infrazione europea nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della normativa comunitaria sulla depurazione degli scarichi fognari. Il maggior numero di Comuni italiani con oltre 15 mila abitanti che non si sono adeguati entro il 31 dicembre 2000 alla direttiva europea 1991/271/CE sul trattamento delle acque reflue urbane si trovano in Calabria, Campania e Sicilia, dove si contano ben 134 comuni medio grandi senza depuratore sul totale dei 168 rilevati dalla Commissione europea in tutta Italia (sono 90 in Sicilia, 22 in Calabria e Campania)”.

Per quanto concerne la liberta’ di cementificare le coste, si apre un altro triste capitolo: nel nostro paese, sono infatti ben 3.495 le infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio accertate dalle forze dell’ordine solo nel 2010, quasi 10 reati al giorno. Anche in questa poco onorevole classifica il podio e’ occupato da Sicilia (682 infrazioni), Calabria (665) e Campania (508), che rappresentano insieme il 53% del totale nazionale dei reati sul cemento illegale. Il cemento sulle coste, denuncia ancora Legambiente, ”non dilaga solo al Sud, ma anche al Centro e al Nord, dove prende le vie legali della speculazione edilizia, delle mega opere portuali e della bolla affaristica delle seconde e terze case. Il Veneto, con progetti di nuove darsene, porti turistici e urbanizzazioni sulla costa in provincia di Venezia, il Friuli Venezia Giulia, con l’espansione urbanistica che riguarda la citta’ di Grado (Go), ma anche le Marche e l’Emilia Romagna, con la cementificazione costiera passata e recente, o il Lazio, con il nuovo porto a Fiumicino (Rm), pagano sotto forma di ulteriore consumo di suolo il cospicuo prezzo della bramosia di costruttori ed amministrazioni spesso compiacenti”.

Ad aggravare una situazione gia’ preoccupante, evidenzia l’associazione, ”la proposta del cosiddetto ‘diritto di superficie’, inizialmente prevista e poi stralciata dal Decreto Sviluppo e ora di nuovo in discussione nell’ambito del disegno di legge Comunitaria, che rischierebbe di alimentare ancor di piu’ la colata di cemento sulle coste italiane”.

La terza liberta’ contro cui si e’ schierata Goletta Verde nella sua edizione 2011 e’ stata quella di trivellare petrolio dai fondali marini: ”Il mare italiano e’ vittima di un vero e proprio assedio: sono 25 i permessi di ricerca gia’ rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12mila kmq a mare, pari ad una superficie di poco inferiore alla regione Campania”. (ASCA)

Liquami fognari scaricati in mare, sequestrato depuratore a Gela

palermo,turismo,news,notizie,sicilia,estate,mare, inquinamento, gela, fognaGoletta Verde aveva ragione, le acque del mare di Gela sono fortemente inquinate. Nel suo report il team di esperti che si occupano di valutare la buona salute delle acque, non avevano trovato quelle del litorale gelese in buone condizioni. I militari della Guardia Costiera e gli uomini del Nucleo speciale intervento di Roma attraverso l’operazione denominata “Aqua Linda” hanno confermato che…

qualcosa non và. Sarebbe tutta colpa degli scarichi dei liquami fognari effettuati per settimane e settimane attraverso il depuratore di Macchitella. I reflui non venivano trattati ma gettati nel fiume Gattano e che poi sfociavano a mare. Questo sarebbe emerso dopo giorni di appostamenti hanno scoperto che dalle nove di sera alle sei del mattino venivano gettate in acqua enormi quantità di acqua non trattata. E’ stato calcolato che venivano riversati, attraverso una tubazione occultata dalla presenza di un ponte in cemento, almeno centottantamila litri di liquami ogni 10 ore, per due mesi consecutivi. Il procedimento è stato interamente ripreso e inviato alla Procura della Repubblica di Gela che ha aperto un fascicolo sulla vicenda. Ad occuparsi del caso sono il Procuratore capo Lucia Lotti insieme ai sostituti Cannatà e Calanducci. Stamattina sono stati apposti ii sigilli al depuratore che si trova nel quartiere di Macchitella e che viene gestito da Caltaqua, la società italo spagnola si occupa del servizio idrico integrato nella provincia di Caltanissetta. “Ad aumentare i nostri sospetti sono state anche le segnalazioni fatte da cittadini che avevano avvertito odori nauseabondi e strani sintomi dopo aver fatto il bagno nei pressi di Montelungo, e dunque nella zona in cui avveniva lo scarico. Le analisi effettuate dall’azienda sanitaria provinciale hanno messo in luce il problema – afferma il vice comandante della Capitaneria di porto Fabio Citrolo – adesso sarà la magistratura ad occuparsi del caso, noi ipotizziamo il reato di disastro ambientale. Bisognerà accertare le responsabilità, stiamo ponendo particolare attenzione alla società spagnola che si occupa del depuratore. Questo consentiva di non procedere con il trattamento e di versare in acqua tutti i reflui della zona residenziale, particolarmente ampia”. La società ha attribuito la responsabilità ad un guasto improvviso ad una delle vasche di trattamento. Bisognerà capire, dicono dalla Guardia costiera, se lo sversamento poteva essere evitato. (REPUBBLICA PALERMO)

Scarichi fognari: provincia di Palermo in pole position

QUADRO NEWS.pngl mare d’estate è la meta preferita della maggior parte dei palermitani, i quali si spostano dalla città per assaporare le freschi acque delle spiagge. Ma qual è lo stato delle acque? Il consueto rapporto annuale di Goletta Verde Legambiente in tal senso è indicativo: sono poche le coste del palermitano a godere di perfetta salute, mentre molte sono quelle inquinate e dalla depurazione…

Iinsufficiente, tanto che la Sicilia sotto questo versante presenta una situazione indiscutibilmente pessima.
Palermo è in testa alla graduatoria con la foce del fiume Oreto, che al momento dei rilevamenti di Goletta Verde presentava feci in sospensione, livelli batteriologici altissimi, tanto da risultare gravemente inquinata. In provincia la situazione è tutt’altro che migliore: a Termini Imerese, il prelievo effettuato sempre da Legambiente in Via Crisone, distante circa 250 metri dalla foce del torrente Barratina, è risultato anche’esso fortemente inquinato e a Carini, è stato identico l’esito delle analisi con un elevatissimo grado di presenza di batteri nel campionamento condotto alla foce del fiume Ciachea. L’area è risultata decisamente inquinata, nonostante la presenza nelle vicinanze di un depuratore consortile Asi. Ma non finisce qui perché anche a Terrasini, nei pressi della località San Cataldo, la foce fiume Nocella, è uno dei più critici siti regionali con un alto livello di inquinamento.
“In Sicilia purtroppo la situazione relativa ai sistemi di depurazione stenta a cambiare, mettendo a rischio la celebrità e la bellezza dei nostri litorali – afferma Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia – Per quanto concerne la procedura di infrazione per inadempimento nell’attuazione della direttiva 1991/271/CE, la Sicilia è la regione più inadempiente. Sono infatti 90 i comuni siciliani che non rispettano la disposizione, e che risultano imputati di omissione delle disposizioni necessarie per garantire agli agglomerati (con un numero di abitanti equivalenti superiore a 15 mila) che scaricano in aree non sensibili, la dotazione di reti fognarie, nonché per omissione di adeguati trattamenti secondari prima dello scarico in ambiente. La fotografia scattata da Goletta Verde ci dimostra che la depurazione è ancora insufficiente – prosegue Fontana – e non possiamo non ribadire la nostra preoccupazione e rilanciare l’appello alle autorità competenti affinché si impegnino immediatamente per portare gli impianti depurativi della regione a un numero sufficiente e a un livello di efficacia ed efficienza che rientri nei parametri, non solo della direttiva europea, ma anche del buon senso. Ne va del futuro della nostra straordinaria regione e del suo sviluppo sostenibile”.

La situazione: i corsi d’acqua usati come scarichi fognari

PALERMO – È severo il rapporto annuale di Goletta Verde sullo stato delle acque palermitane, molto inquinate soprattutto alle foci di fiumi e torrenti, che vengono usati come veri e propri scarichi fognari e la cui depurazione presenta enormi falle, tanto da risultare del tutto insufficiente. La provincia di Palermo è in testa come siti maggiormente inquinati, presentandone ben quattro, alla pari di Trapani. “La situazione siciliana riflette purtroppo un’emergenza nazionale – afferma Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – Il termine ultimo per adeguarsi alla direttiva 271 era dicembre 2005, ma adesso ci ritroviamo una procedura d’infrazione aperta dalla Commissione Europea. La Gazzetta Ufficiale del 29/1/2011 riporta che sono 168 i Comuni inadempienti alla direttiva europea. Oltre il danno economico dell’infrazione, ci sono le gravi conseguenze ambientali e sanitarie. Servono provvedimenti immediati per prevenire il deferimento alla Corte di Giustizia Europea”. (QUOTIDIANO DI SICILIA)
 

Cefalù, il depuratore è in sovraccarico e l’eccedenza è stata scaricata in mare

QUADRO NEWS.pngIl depuratore di Cefalù registra un sovraccarico e non è in grado di trattare tutti gli scarichi. Lo segnala Aps, la società che gestisce l’impianto di contrada Sant’Antonio. Il primo agosto sono stati rilevati, scrive Aps, «picchi di portata di 400 metri cubi l’ora, superiori al valore di dimensionamento dell’impianto esistente pari a 250 metri cubi l’ora».

L’eccedenza si è scaricata in mare con il rischio di un aumento del livello di inquinamento. A causa del cattivo funzionamento il depuratore era stato sequestrato alcuni mesi fa dalla Guardia di finanza per ordine della magistratura di Termini Imerese. (IL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO)

Un tuffo nel mare in compagnia del topo

QUADRO NEWS.pngLa Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta per verificare la balneabilità del mare agrigentino e il funzionamento del sistema di smaltimento dei liquami nella località di San Leone. Sul caso è nato un acceso dibattito su Facebook. La foto sopra è stata scattata da un bagnante a poche decine di metri dalla riva del litorale di San Leone. A galla liquami e anche…

 un topo di fogna. Nei giorni scorsi il Comune ha avviato una serie di ispezioni nei pozzetti di scarico delle acque bianche alla ricerca di eventuali allacci fognari abusivi nella zona. I reflui fognari di San Leone sono smaltiti attraverso un pennello a mare che spara i liquami a tre miglia dalla costa. (REPUBBLICA PALERMO)

Plastica negli oceani, delfini e balene a rischio

QUADRO NEWS.pngLe balene e gli altri cetacei sono a rischio a causa di milioni di tonnellate di plastica riversata negli oceani ogni anno. Lo afferma un rapporto che verra’ presentato nel convegno della Commissione Baleniera Internazionale (Iwc), che inizia oggi nell’isola britannica di Jersey…

Il documento, elaborato da Mark Simmonds della commissione scientifica dell’Iwc, ha raccolto tutte le segnalazioni e gli articoli scientifici degli ultimi decenni sul tema, verificando che la plastica, oltre che per uccelli marini, tartarughe e piccoli pesci, e’ un pericolo anche per i piu’ grandi abitanti del mare: ”in molte aree del mondo – spiega l’esperto – le balene spiaggiate non sono registrate ed esaminate, o quando lo sono non viene fatta un’analisi del contenuto dello stomaco.

Tuttavia ci sono sufficienti prove che la plastica puo’ essere letale per questi animali, sia per ingestione che per intrappolamento”.

Tra gli esempi riportati dal rapporto, quello di due capodogli trovati sulle spiagge della California nel 2008, uno dei quali aveva 250 chili di plastica nello stomaco: ”per le balene il livello di minaccia cambia a seconda della specie e del tipo di rifiuto – spiega il rapporto – per gli esemplari del genere Odontoceti, che comprende delfini e orche, l’ingestione di plastica e’ un pericolo molto grande, perche’ mangiano aspirando l’acqua, mentre meno si sa su altre specie, come le megattere, per le quali servono maggior indagini, ma che probabilmente sono altrettanto minacciate visto che consumano fino a 3.600 chili di plancton al giorno” (ANSA)